In quest'opera della maturità di Platone, Fedone riferisce della morte di Socrate, di cui è testimone, e riporta gli ultimi propositi del grande filosofo sotto forma di un ultimo dialogo con Cebete e Simmia. Questo manoscritto, che contiene molte belle iniziali dipinte, è stato copiato nel sec. XV su pergamena. La scrittura umanistica rotonda è della mano di un solo copista, che si firma col rosso «Marcus Speegnimbergensis scripsit» (f. 76).
Online dal: 02.06.2010
Le venti commedie di Plauto contenute in questo manoscritto sono state copiate nel corso della seconda metà del XV sec. in una scrittura umanistica molto accurata. Ogni commedia è introdotta da una iniziale d'oro con bianchi girari. La prima carta è inoltre dotata di un riquadro composto da intrecci vegetali interrotti nella parte inferiore da una corona di alloro attorniata da due putti, il cui interno, lasciato bianco, avrebbe dovuto contenere lo stemma del possessore. Secondo un'antica segnatura che si trova sul piatto anteriore, il manoscritto apparteneva nel XVII sec. alla biblioteca dei maurini a Roma.
Online dal: 14.12.2018
Questo manoscritto, copiato su pergamena nel sec. XV a Firenze, è conservato nella sua rilegatura originale. La scrittura umanistica è di un solo copista, con grandi iniziali d'oro a bianchi girari all'inizio di ciascun libro. Si notano delle glosse marginali a inchiostro viola, così come altre più recenti, forse del XVI secolo. Dopo Erodoto e Tucidide, Polibio è il terzo grande storico greco. Quest'ultimo si concentra sul racconto della conquista romana che si caratterizza per i conflitti combattuti su molteplici teatri di operazioni.
Online dal: 02.06.2010
Contiene le Elegie di Properzio ed è stato scritto nel 1466 a Firenze da Gian Pietro da Spoleto in una elegante scrittura umanistica. Il manoscritto appartenne ad Antonello Petrucci d'Aversa († 1487) attivo presso la cancelleria aragonese, e confluì poi nella biblioteca dei re aragonesi di Napoli. Le iniziali che introducono i vari libri ed il frontespizio sono decorati a bianchi girari; lo stemma che doveva figurare nella corona di lauro a c. 1r non è stato eseguito.
Online dal: 18.12.2014
Nella Prefazione, collocata in apertura del CB 142, Prudenzio afferma il suo desiderio di piacere a Dio se non per i suoi meriti, almeno grazie ai suoi poemi. Riflessi della luce della parola divina, le opere principali del poeta latino cristiano nato nel sec. IV a Tarragona sono riunite in questo manoscritto della fine del sec. XI o inizio del sec. XII. Vi si legge tra le altre la celebre Psychomachia nella quale viene messa in scena la lotta tra le figure allegoriche dei vizi e delle virtù, e la cui lettura ha profondamente influenzato la poesia e le arti medievali.
Online dal: 21.12.2009
Il Romuleon, compilazione latina anonima di testi di storia romana, è attribuito a Benvenuto da Imola. Realizzato in Francia verso il 1440, il CB 143 fu trascritto probabilmente durante la vita del re Carlo VII, rappresentato al f° 6v. L'inizio di ciascun libro di tale raccolta è messo in risalto da miniature raffinate.
Online dal: 25.03.2009
Otto magnifici disegni a piena pagina eseguiti vero il 1470 da Jean Colombe illustrano l'opera Le Mortifiement de Vaine Plaisance del re Renato d'Angiò. Questo poema allegorico sul conflitto tra l'anima e il cuore, scritto nel 1455, invita l'uomo a rinunciare ai desideri, sempre insoddisfatti, del cuore per rivolgersi a quelli che possano appagare la presenza divina.
Online dal: 25.07.2006
Trascritto alla fine del XIII secolo, il CB 147 contiene il ciclo dei romanzi arturiani in prosa: Storia del Santo Graal, Storia di Merlino, Seguito della storia di Merlino, La ricerca del santo Graal e Morte d'Artù. Tuttavia, sono le sue interpolazioni che lo rendono eccezionale: delle traduzioni dei Vangeli e del libro della Genesi, come pure di altri testi biblici e dei sermoni di Maurice de Sully, sono posti nella bocca degli eroi arturiani! Una messa in prosa del Romanzo di Troia, di cui non si conoscono altre testimonianze, e i Fatti dei Romani sono pure inseriti nel corpus. La sua ricca iconografia è realizzata in uno stile originale.
Online dal: 25.07.2006
Il manoscritto contiene la traduzione francese dell'opera di Diego de San Pedro (1437-1498) Carcel de amor, di François Dassy, che a sua volta si basa sulla traduzione italiana di Lelio Manfredi, ultimata nel 1513. Diego de San Pedro è un poeta e narratore spagnolo del prerinascimento, forse di origini ebraiche e convertitosi al cristianesimo. Il Carcel de amor, una delle sue due novelle conosciute, è un racconto sentimentale incentrato sul tema del superamento delle passioni amorose attraverso la ragione; venne stampato per la prima volta a Siviglia nel 1492 e tradotto in varie lingue. E' illustrato da 19 vignette per la maggior parte inquadrate da una cornice architettonica, e nelle quali i personaggi sono raffigurati in costumi dell'epoca. Il codice è forse stato eseguito per Carlo III di Borbone-Montpensier (Charles de Bourbon) – il cui stemma è dipinto a c. 1v - tra il 1521 ed il 1527. Prima di entrare a far parte della collezione di Martin Bodmer appartenne alla famiglia Demidow, al conte Alexis de Golowkin e a Sir Thomas Phillipps.
Online dal: 17.12.2015
Lo Schwabenspiegel (Specchio svevo) contiene una raccolta di leggi nazionali e feudali in uso nel tardo medieovo nella Germania meridionale ma diffuso anche in Boemia e nella Svizzera fino al confine linguistico franco-tedesco. Il manoscritto è stato redatto nella seconda metà del XIII sec. ed appartiene ai più antichi testimoni di questo testo, di cui si sono conservati ca. 350 manoscritti.
Online dal: 18.12.2014
Seneca è il più letto e amato drammaturgo antico del Medioevo. I manoscritti delle sue Tragedie, quasi 400 copie conosciute fino ad oggi, risalgono per lo più al XIV e XV secolo, come la copia della Fondazione Bodmer. Questa presenta inoltre una serie di iniziali istoriate collocate all'inizio di ogni dramma di Seneca, la cui illustrazione riassume la trama drammatica, come per esempio il suicidio di Giocaste e l'accecamento di Edipo all'inizio del dramma omonimo (f. 46v). La loro realizzazione, piuttosto modesta, è probabilmente localizzata nel Nord Italia dove fu prodotta la maggior parte delle copie miniate di questo testo (una cinquantina circa).
Online dal: 10.10.2019
Precursore della riscoperta di Stazio da parte del Rinascimento del XII secolo, questo manoscritto della Tebaide del sec. XI è stato copiato senza dubbio in Germania. Contiene alcune glosse marginali tratte in parte dal commento di Lattanzio, e si distinguono soprattutto per i neumi apposti ai versi sui ff. 46v, 80r e 81r. Questa notazione marca il ritmo del testo mettendo in evidenza dei passaggi particolarmente patetici : il pianto di Ipsipile al cospetto del cadavere del bambino Archemoro, la preghiera di Tideo sulla soglia della morte, il dolore di Polinice sul corpo di Tideo.
Online dal: 21.12.2009
La leggenda tebana e quella troiana hanno avuto un'influenza straordinaria durante il Medioevo. Scritto dalla mano di Jacotin de Lespluc nel 1469, il cartaceo CB 160 contiene adattamenti in prosa della Historia trojana di Guido delle Colonne e una versione delle gesta del figlio di Edipo che si rifà alla Storia antica fino a Cesare. I suoi disegni a inchiostro sfumato (lavis) richiamano quelli del manoscritto 9650-52 della Biblioteca reale del Belgio.
Online dal: 25.03.2009
« È meglio rischiarare che solamente brillare ; nello stesso tempo è meglio trasmettere ad altri quanto si ha contemplato che solamente contemplare ». Opera magistrale di Tommaso d'Aquino, la Summa theologiae è l'opera emblematica della scolastica cristiana. Composta alla fine della vita del domenicano, è rimasta incompiuta, interrotta dalla morte dell'autore. Redatta sotto la forma di questioni (quaestiones) divise in articoli, presenta la teologia in maniera organica. Il CB 161 è stato prodotto in Francia, senza dubbio a Parigi, poco dopo la morte del filosofo ; il codice conserva una legatura antica. La sottoscrizione della fine del sec. XIII che si può leggere sul verso del piatto posteriore segnala che il manoscritto era stato lasciato in pegno da Jean de Paris in occasione della presa in prestito di un altro volume.
Online dal: 21.12.2009
Nel suo De bello Peloponensium Tucidide fa un vero lavoro da storico ritracciando l'origine del conflitto della guerra del Peloponneso, e riferendo degli avvenimento anno per anno con una grande esattezza. Questo manoscritto su pergamena è illustrato magnificamente, segnatamente da due putti e, all'interno di un'iniziale, da un personaggio vestito di un'armatura blu che regge una spada.
Online dal: 02.06.2010
Elegante codice vergato in scrittura umanistica corsiva contenente le Elegiae del poeta elegiaco latino Tibullo, un testo poco diffuso nel medioevo e riscoperto dagli umanisti italiani alla fine del XIV secolo. Il manoscritto è stato copiato e miniato a Firenze forse per Braccio, membro della famiglia Martelli, di cui si vedono le armi dipinte nel frontespizio. Passò poi nelle mani della famiglia fiorentina dei Medici, che vi fece apporre lo stemma sulla carta di guardia anteriore. Nel 1968 Martin Bodmer lo acquistò dalla collezione di Thomas Phillipps.
Online dal: 25.06.2015
Il manoscritto, di origine francese e databile al XII secolo, contiene i libri I-VI dell'Eneide di Virgilio con gli Argumenta attribuiti allo Pseudo Ovidio. Tra gli illustri precedenti possessori di questo codice figurano Charles de Montesquieu (1689-1755), che ha lasciato il suo ex-libris a c. 1r, e sir Thomas Phillipps (1792-1872). Martin Bodmer ha acquistato questo manoscritto nel 1966, nel corso di una delle vendite della collezione Philipps.
Online dal: 17.12.2015
Il manoscritto conservato alla Fondazione Bodmer contiene l'unico testimone del lungo romanzo sull'alto lignaggio anglo-normanno Waldef. Composto all'inizio del sec. XIII, questo testo celebra in ben 22'300 ottosillabi a rime piatte la vita del suo eroe eponimo e di suo figlio; dopo un lungo preambolo che risale all'occupazione romana dell'Inghilterra, il romanzo descrive amori e separazioni, pellegrinazioni e battaglie in immagini convenzionali. In questo manoscritto, realizzato alla fine del sec. XIII o all'inizio del sec. XIV, decorato con alcuni disegni a penna nei margini, a questo testo fa seguito un secondo romanzo sull'alto lignaggio, Gui de Warewic, e la canzone di gesta Otinel.
Online dal: 21.12.2009
Manoscritto umanistico italiano tardorinascimentale, contenente estratti da opere di vari autori latini e greci tra i quali Plinio, Cicerone, Silio Italico, Plauto, Livio, Orazio, Cicerone, Sallustio, Plutarco, Seneca e altri. La Pellegrin riprende da Tammaro de Marinis l'attribuzione della scrittura al lavoro di copia di Gian Marco Cinico, attivo per i re di Napoli tra il 1458 ed il 1494. Le varie parti sono introdotte da iniziali in oro con bianchi girari, in parte solo disegnati (cc. 1v, 4v, 20r, 22r, 50r, 186v). Alcuni girari sono risparmiati, su fondo blu, rosso, verde o nero, altri colorati in rosa, verde o blu su fondo nero o dorato. I girari sono abitati da putti e animali quali conigli, cervi, farfalle, uccelli. In vari riquadri i putti sono raffigurati mentre sono impegnati nella caccia o in varie attività ludiche (per es. cc. 55r, 79r, 139r, 169r).
Online dal: 17.12.2015
Scritto da Boccaccio tra il 1353 ed il 1356, poi completato nel 1373, quest'opera morale che tratta della volubilità della Fortuna, abbondantemente copiato, stampato e poi tradotto in numerose lingue, ha conosciuto un enorme interesse in Europa. La traduzione francese di Laurent de Premierfait per Jean de Berry ha incontrato il medesimo successo dell'originale, come testimoniano i 68 manoscritti conservati contenenti questo testo. Contrariamente alla versione latina, i manoscritti in francese presentano un ricco programma iconografico, senza dubbio stabilito da Laurent de Premierfait stesso. E' il caso anche del CB 174, eseguito in Francia nel sec. XV, nel quale ogni libro si apre con una serie di piccole raffigurazioni (in totale 150) che illustrano i "casi" esposti nel testo che segue.
Online dal: 22.03.2012
La Rhetorica, opera in latino usata per l'insegnamento da Guillaume Fichet per più di dieci anni, è la testimonianza di quell'arte del « parlar bene » i cui trattati sarebbero ben presto scomparsi. Questo manoscritto riccamente miniato è stato scritto alla Sorbona a Parigi nel 1471 (nello stesso anno in cui apparse l'edizione a stampa del testo); all'inizio vi è una grande miniatura che rappresenta l'autore che offre il suo libro alla principessa Jolanda di Savoia.
Online dal: 22.03.2012
Le 13 grandi miniature di questo manoscritto di origine francese, copiato nel sec. XV, riproducono le miniature eseguite da uno dei più importanti miniatori della fine del medioevo: Jean Fouquet (BnF, ms. Fr. 247). Abbondantemente ritoccate con oro, esse occupano i due terzi della pagina; numerose iniziali arricchite di fiori su fondo oro completano il programma iconografico. L'opera manca del primo foglio, che era certamente ornato con una miniatura (Adamo ed Eva?). All'inizio del prologo una piccola miniatura rappresenta l'autore interno a scrivere il libro. Le Antiquitates iudaicae ripercorrono la storia della nazione ebraica dalla genesi fino all'anno 66 della nostra era.
Online dal: 22.03.2012
Esemplare di lusso della Vita di Esopo, a metà storica, a metà leggendaria, composta da Massimo Planudo intorno al 1300. Questi fogli costituivano un tempo la prima parte di un manoscritto contenente le Favole di Esopo oggi conservato per la maggior parte a New York. Scritto a Firenze tra il 1482 ed il 1485 per Piero, giovane figlio di Lorenzo il Magnifico che all'epoca aveva dieci-dodici anni, da Démétrios Damilas, il copista più importante della corte dei Medici. Nello splendido frontespizio si sono riconosciuti i ritratti di Planudo e di Piero.
Online dal: 17.12.2015
Il De verborum significatu, del grammatico latino Pompeo Festo, è un dizionario di lingua latina e di mitologia molto prezioso per comprendere il mondo romano. Conservato nella rilegatura contemporanea in assi di legno, questo manoscritto di origine italiana è stato copiato su pergamena nel sec. XV e contiene delle belle iniziali in oro su fondo blu e rosso. Nei margini sono state aggiunte delle citazioni per illustrare alcune parole del testo. Gli ultimi fogli sono occupati da estratti di autori greci e latini.
Online dal: 02.06.2010
Esemplare della cosiddetta Bibbia parigina, nella quale l'intero testo è copiato in un volume unico di dimensioni modeste, su due colonne, in caratteri ridotti. Questo codice venne prodotto nel centro o nell'est della Francia, intorno alla metà o alla seconda metà del XIII secolo. Lo rendono speciale, e di un certo lusso, la presenza di 82 iniziali istoriate e di 66 iniziali ornate. Particolare il fatto che il testo biblico riveli tracce di un'accurata correttura e che i salmi siano divisi in sezioni più piccole, secondo uno schema che esclude la committenza monastica ma rimanda piuttosto a quella di un laico o di un ecclesiastico secolare. Da una iscrizione erasa si rileva che nel 1338 apparteneva al monastero dei celestini di Notre-Dame di Ternes (Limoges), forse offertagli dal suo fondatore, Roger le Fort, figlio del signore di Ternes e in seguito arcivescovo di Bourges nel 1343. Prima di giungere nella collezione Bodmer fece parte della collezione del barone Edmond de Rothschild (1845-1934) da cui il nome di «Bibbia Rothschild».
Online dal: 17.12.2015
Si conoscono circa 70 manoscritti del Dragmaticon di Guglielmo di Conches, uno dei maestri della celebre Scuola di Chartres nel XII secolo. Il CB 188, realizzato senza dubbio in un ambiente scolastico nella regione di Colonia verso il 1230, è una delle più antiche trascrizioni che ci siano giunte. Il suo formato maneggevole, i suoi schemi e le sue tavole, così come la sua scrittura (gotica corsiva) lo destinavano verosimilmente ad un uso universitario. Il primo quaderno del volume è occupato da un computus, che serve per il calcolo del calendario, in particolare per stabilire le date delle feste mobili.
Online dal: 20.05.2009
Composto intorno al 1310 dal lorenese Jacques de Longuyon su richiesta del vescovo di Liège Thibaut de Bar, il poema Les Vœux du paon prolunga la tradizione del Romanzo di Alessandro. Le monorime alessandrine sono illustrate da tredici miniature e diverse iniziali filigranate.
Online dal: 25.03.2009
Questo manoscritto scritto in lingua persiana contiene una scelta dalle “Cento sentenze di Ali”, una raccolta di sentenze e proverbi che tradizionalmente sono attribuiti ad Ali ibn Abi Talib, il quarto dei califfi ben guidati e anche cugino e genero del profeta Maometto. Presso gli sciiti (da šīʿat ʿAlī, il "Partito di Ali") Ali assume un ruolo religioso importante quale primo imam. Il manoscritto fu redatto nel 1559 dal calligrafo Jalal ibn Muhammad a Bucara. Per il testo egli utilizzò la scrittura Nastaliq, uno stile calligrafico molto diffuso per l'alfabeto persiano-arabo, mentre per i titoli utilizzò la scrittura calligrafica comune araba Nasḫī. Le sei miniature a piena pagina, cui viene dato rilievo con l'uso dell'oro, vennero aggiunte nel secondo/terzo quarto del XVII secolo. Da osservare nell'immagine a p. 9, al centro del margine inferiore, la rara raffigurazione di una figura che volge la schiena all'osservatore e del quale si vede solo la schiena. Sulla stessa pagina, a sinistra, dietro a vari musicisti, vennero raffigurati anche due europei, riconoscibili dall'abbigliamento.
Online dal: 25.06.2015
Manoscritto composito scritto in alfabeto devanagari che denota l'influenza dello stile Kashmir; riunisce una serie di testi rituali che si occupano del culto di Viṣṇu. 1. (cc. 1_1r-1_6r) testi preparatori e rituali (senza un solo nome o titolo), a partire da un probabile insieme di pratiche rituali influenzate da Pāñcarātra, vale a dire nyāsas e dhyānas, cioè l'assegnazione di divinità e sillabe a varie parti del corpo e la visualizzazione della divinità principale. 2. (cc. 1_6r-1_149v) Bhagavadgīta: il testo principale di questa raccolta miscellane. La Bhagavadgītā («Canto del Signore» - Visnù/ Krishna), che fa parte del Mahābhārata, libro 6 a 18, è uno dei testi più copiati della tradizione indù, e questa parte dell'epica Mahābhārata sopravvive in un gran numero di manoscritti. 3. (cc. 2_1r-2_107v) copie di altre parti del Mahābhārata, Śāntiparvaṇ, tutte riferite a Visnù. 4. (cc. 3_1r-6_31v) 2 parti di Pāñcarātrika Sanatkumārasaṃhitā, che trattano degli elogi a Visnù, più dei mantra che includono (cc. 4_1r-4_21r) Pāṇḍavagītāstotra, (cc. 5_1r-5_20v) Gopālapaṭala, (cc. 6_1r-6_23r) Gopālalaghupaddhati e altri testi. 5. (cc. 7_1r-7_37v) Parti dei tantra, a. Saṃmohanatantra, che trattano l'elogio di Visnù, cioè Gopālasahasranāmastrotra; b. Gautamītantra, la parte chiamata Gopālastavarāja. 6. (cc. 8_1r-10_8r) due testi diversi: 1. Niṃbarkakavaca, che è una produzione del lignaggio di culto Nimbarka di Vaiṣṇavas. 2. Parte dei testi rituali di Sāmaveda, che trattano dei 5 saṃskāras, più vari mantra vedici, come Gāyatrī, nelle sue forme vaiṣṇava. 7. (cc. 11_1r-11_11v) parte del Bhaviṣyotarapurāṇa dedicata al culto delle pietre del fiume Gaṇḍakī (il nome comune è shaligram) correlate a Visnù. Il manoscritto contiene tre titoli miniati e 12 miniature, la maggior parte dei quali raffigurano Krishna. Secondo il colophon (cc. 11_11v-11_12r), il testo fu scritto nel Kashmir, in un monastero chiamato Ahalyamath, nel 1833 Saṃvat, cioè nel 1776 o 1777 d.C., da una persona chiamata Gaṇeśa[bhaṭṭa?]. Nandarāma. La seconda parte del colophon (parzialmente mancante), tuttavia, collega la storia del manoscritto a Vrindavan.
Online dal: 14.06.2018
Questo registro di 275 fogli contiene gli stemmi dei canonici della diocesi di Basilea dall'elezione del vescovo Christophe d'Utenheim nel 1502 a quella dell'ultimo principe vescovo François-Xavier de Neveu, nel 1794. Per tre secoli, dei pittori hanno disegnato 2'300 stemmi a colori su pagine di pergamena. Già nel 1682 apparvero alberi genealogici completi, che provano che i dignitari ecclesiastici beneficiavano dei sedicesimi di quarti di nobiltà richiesti.
Online dal: 08.10.2020
Trascrizione, realizzata nell'abbazia di San Gallo nel X secolo (prima del 950), dei quattro Vangeli con commentari di Girolamo.
Online dal: 31.07.2009
Il volume contiene vari trattati anonimi, rispettivamente estratti da scritti sulla critica dei testi biblici relativa ai singoli libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. In particolare si segnalano: Guilelmus Brito (+ intorno al 1275), Johannes de Colonia (XIII sec.) e Guilelmus de Mara Lamara (1230-intorno al 1290). Poiché si tratta di autori francescani, si può supporre che il manoscritto sia stato realizzato in un convento di frati minori.
Online dal: 04.11.2010
Manoscritto composto di tre parti databili la prima al X e le altre due al XII sec. La prima parte (1-222) contiene delle glosse da Prisciano, la seconda (223-310) una raccolta di trattati di medicina compilata da Costantino l'Africano, la terza parte (311-357) il Liber Tegni del medico tardoantico Galeno.
Online dal: 19.12.2011
La maggior parte del contenuto è costituita da un commento anonimo al Vangelo di Matteo attribuito a Godefridus de Babion, seguito da altri brevi testi, non tutti identificati. Probabilmente prodotto ad Einsiedeln, vi è sicuramente presente almeno dal sec. XIV, come attestano la presenza di commenti e manine di attenzione di Heinrich von Ligerz.
Online dal: 23.09.2014
Commento alle prime otto lettere di Paolo. Si tratta della copia dell'esemplare (perduto) che, secondo la tradizione, venne redatto prima del 945 dall'abate Thietland († um 964). Ampie parti del testo dipendono dal commento a Paolo del vescovo Atto di Vercelli (885-961).
Online dal: 20.12.2012
Lezionario allestito nell'abbazia di San Gallo durante il X secolo (prima del 950). Può darsi che sia stato offerto da San Gallo a Einsiedeln in occasione della consacrazione della chiesa di Einsiedeln nel 948, insieme con il Codex 17.
Online dal: 31.07.2009
Il ms. 83 è un breviario completo composto dalle seguenti parti: calendario, antifonario con notazione neumatica, lezionario con le letture bibliche, omiliario con le letture del Padri della Chiesa, innario, i cantici del Vecchio e del Nuovo Testamento, salterio, letture brevi, orazioni, preghiere e benedizioni. Da rilevare soprattutto la più antica versione conservata dell'ufficio per Meinrad, ancora oggi utilizzato. Le melodie dell'antifonario appartengono al dialetto corale alemannico, così come ancor'oggi viene cantato ad Einsiedeln nella Liturgia delle Ore.
Online dal: 04.11.2010
Manoscritto miscellaneo comprendente gli Ordines Romani e opere di Amalario (Metensis). Il contenuto di questo codice è praticamente identico a quello del Cod. Sang. 446 della biblioteca abbaziale di San Gallo, fatto che indica che questa trascrizione, realizzata nella seconda metà dell'XI secolo, è di origine sangallese.
Online dal: 31.07.2009
Il manoscritto contiene un martirologio (pp. 1-28), la Regola di S. Benedetto (pp. 28-83) e un omiliario (pp. 84-126). E' vergato da due copisti in minuscola tardocarolina e presenta due iniziali decorate con racemi vegetali a inchiostro. Nel XIII sec., in uno spazio lasciato libero alla fine del testo della Regola (p. 83), è stato trascritto un documento che ricorda la confraternita di preghiera (Gebetsverbrüderung) tra l'abbazia di Einsiedeln e quella di S. Biagio nella Foresta Nera.
Online dal: 17.03.2016
Si tratta del più antico gruaduale completo e con notazione che si sia conservato, con diverse aggiunte (come i versetti per l'Alleluia, antifone e versetti salmodici per le antifone del communio). Essendo il graduale completo, questo manoscritto è ancora oggi di grande importanza per la ricerca sul canto gregoriano. La seconda parte è costituita dal Libyer Ymnorum, ossia dalle sequenze di Notkero di S. Gallo. Nuove ricerche hanno confermato che il codice è stato scritto ad Einsiedeln intorno al 960-970, certamente per il terzo abate del monastero, l'inglese Gregor.
Online dal: 31.03.2011
Il manoscritto, che contiene unicamente il commento di Gerolamo al Vangelo di Matteo, è scritto in minuscola carolina dal copista Subo che si firma alla fine del testo (p. 267) e sull'ultima pagina, ora incollata come controguardia (p. 268). Lo stile delle iniziali rimanda all'area retica, mentre il nome Subo è attestato a Disentis. Presente ad Einsiedeln sicuramente dal XVII secolo come attesta l'ex-libris a p. 1.
Online dal: 09.04.2014
Contiene tra gli altri il De viris illustribus di Gerolamo, il De viris illustribus di Gennadio, il Deflorata di Isidoro di Siviglia e da ultimo un Tractatus de VII sacramentis aggiunto nel XII/XIII secolo. Presente nella biblioteca di Einsiedeln probabilmente già dal sec. XIV, come attestano il tipo di legatura e la presenza dell'ex-libris a p. 1.
Online dal: 09.04.2014
La prima parte del manoscritto (pp. 2-261) contiene il commento di Gerolamo al Vangelo di Matteo e un'omelia attribuita ad Isidoro di Siviglia (pp. 261-262), mentre nella seconda (pp. 263-378) è trascritta una Expositio quattuor evangeliorum dello Pseudo-Gerolamo. Vari copisti hanno vergato il codice in una minuscola precarolingia che presenterebbe delle caratteristiche della scrittura retica. L'influsso retico è al contrario chiaramente visibile in alcune iniziali a penna (p. 2, 5, 62).
Online dal: 23.09.2014
Contiene i Moralia in Job di Gregorio Magno. Viene attribuito alla regione di Disentis e datato al primo terzo del sec. IX sulla base delle affinità della scrittura - una minuscola carolina - con quella dell'Einsiedeln 126 sottoscritto dal copista Subo. Presente ad Einsiedeln sicuramente dal XVII secolo come attesta l'ex-libris a p. 3.
Online dal: 09.04.2014
Contiene le Omelie di Gregorio Magno sul profeta Ezechiele ed è vergato da varie mani in una minuscola generalmente ritenuta vicina alla retica, e quindi attribuito da vari studiosi ad uno scriptorium svizzero o all'area retico-lombarda. Una parte delle pagine 204 e 206 e l'intera p. 214 sono scritte in onciale. Presenta numerose iniziali con elementi geometrici e vegetali il cui stile le avvicina a quelle del Sacramentario di Remedio (Cod. Sang. 348). Le maniculae di Heinrich von Ligerz attestano la presenza del ms. ad Einsiedeln già dal sec. XIV.
Online dal: 23.04.2013
Contiene la Expositio Evangelii secundum Lucam di S. Ambrogio. Il codice è stato allestito a Engelberg su commissione dell'abate Frowin (1143-1178), come attesta il verso dedicatorio sulla c. 1. Contiene inoltre tre iniziali decorate con motivi vegetali nella maniera in uso nello scriptorium di Engelberg all'epoca dell'abate Frowin.
Online dal: 19.12.2011
Contiene, insieme ad altri testi, la raccolta di canoni ecclesiastici detta Collectio Quesnelliana. Il codice dovrebbe essere stato scritto in uno scriptorium del nord-est della Francia, ed appartenne in seguito alla biblioteca di corte di Carlomagno. Nel sec. XI è attestato nella biblioteca del duomo di Colonia dove venne annotato da Bernoldo di Costanza. Appartenne poi al vescovo ausiliare di Costanza Jakob Johann Mirgel (1559-1629) per poi giungere, con alcuni altri suoi libri, nella biblioteca del monastero di Einsiedeln.
Online dal: 19.12.2011
Manoscritto del sec. XII (1170-1190) copiato probabilmente in Svizzera (Einsiedeln?) o in Austria. Contiene l'Introductio In prima parte agitur (fol. 1r-7ra) ed il Decretum di Graziano [Σ-group, cf. C. Wei, A Discussion and List of Manuscripts Belonging to the Σ-group (S-group)] (fol. 7ra-217va); una additio (a fol. 167vb a C.29: Adrianus papa Eberhardo Salzeburgensi archiepiscopo. ‘Dignum est et a rationis... [JL 10445: 1154-59]); diversi strati di glosse (erasi fino a fol. 21a), ed excerpta dalla Summa di Rufino (cfr. R. Weigand, Die Glossen zum Dekret Gratians. Studien zu den frühen Glossen und Glossenkompositionen, Roma 1991, pp. 737-740); frammenti della Glossa ordinaria di Bartholomaeus Brixiensis (Francia, sec. XIII med.) sono stati copiati su rasura ai fol. 6va-9va.
Online dal: 22.03.2017
Contiene la Panormia, una raccolta di testi di diritto canonico attribuita ad Ivo di Chartres, che l'avrebbe redatta dopo il 1095. Il codice, probabilmente prodotto ad Einsiedeln, è stato vergato da un solo copista in una carolina regolare e calligrafica. Delle otto iniziali che introducono gli altrettanti libri nel quale è diviso il testo, solo una è stata completata con il colore rosso (p. 78), mentre delle altre è visibile il disegno preparatorio.
Online dal: 23.09.2014
Costituiva in origine un unico volume con l'Einsiedeln 281. Il codice è stato allestito in ambito reto-lombardo intorno al sec. VIII/IX. La prima parte (pp. 1-256) è stata scritta in minuscola carolina, la seconda (pp. 258-430) in minuscola retica e la terza (pp. 431-526) in minuscola retica o alemannica. Nel XIV secolo si conservava già ad Einsiedeln come attestano le maniculae apposte da Enrico di Ligerz.
Online dal: 13.12.2013
Si tratta di un esemplare particolarmente bello, scritto in Francia (Parigi?) o nelle Fiandre, del cosiddetto Heilsspiegel, lo Speculum humane salvationis. L'opera stessa è conservata in più di 200 manoscritti ed in numerose stampe. L'opera si suddivide nella storia precedente la salvezza (Vecchio Testamento), nella storia della salvezza del Nuovo Testameno (dall'Annunciazione al Giudizio Universale), nelle 7 stazioni della Passione, nei 7 dolori e nelle 7 gioie di Maria. Oggi è mutilo di 4 fogli e della parte iniziale.
Online dal: 04.11.2010
Contiene, quale testo principale, la Explanatio Dominicae Orationis dell'abate di Engelberg Frowin (†1178), abate che probabilmente ne commissionò anche la confezione, come si deduce dai versi riportati sull'ultima pagina (468). Il codice giunse ad Einsiedeln probabilmente all'inizio del sec. XVII.
Online dal: 19.12.2011
Il manoscritto costituisce, insieme ai codd. 247(379), 248(380) e 249(381), l'ultimo di quattro tomi contenenti una collezione di vite di santi e passioni di martiri, distribuite secondo l'anno liturgico. I quattro volumi furono sicuramente in uso ad Einsiedeln, dove probabilmente furono anche allestiti. Ogni vita è introdotta da una grande iniziale rubricata e lungo i margini sono presenti numerose glosse e manine di attenzione di Heinrich von Ligerz. Le antiche carte di guardia, ora staccate, hanno lasciato all'interno delle coperte le tracce di un testo liturgico con notazione neumatica e, in quella posteriore, di un'iniziale miniata.
Online dal: 22.03.2017
Questo manoscritto proveniente da Disentis (sec. IX) contiene le Recognitiones di papa Clemente I nella traduzione latina di Rufino di Aquileia. Mancano i libri IV-VI ed alcuni capitoli.
Online dal: 23.04.2013
La prima parte (pp. 1-178), contenente dei trattati di ascetica, costituiva in origine un unico volume con l'Einsiedeln 199 ed è scritta in minuscola di area retica o alemannica. Il rimanente del codice è redatto in minuscola carolina. La seconda parte (pp. 179-270) è localizzabile in Svizzera o nell'Italia del nord, la terza (pp. 271-314) in Francia. Nel XIV secolo si conservava già ad Einsiedeln, come attestano le numerose maniculae apposte da Enrico di Ligerz.
Online dal: 09.04.2014
Il devozionale dell'abate Ulrich Rösch di San Gallo contiene varie preghiere, orari e calendari, è decorato con elaborate iniziali e fu scritto nell'anno 1472.
Online dal: 31.07.2009
L'opera di Bartholomeus de Glanvilla costituisce unicamente la prima parte di questo manoscritto composito, che contiene inoltre le seguenti opere: Alberto Magno (De compositione hominum et de natura animalium), De Romana Curia, De consecratione Romanorum Imperatorum, Forma iuramenti, Privilegium Constantini, liste di cardinali con le rispettive chiese di cui erano titolari, De arboribus.
Online dal: 12.08.2010
Il manoscritto contiene varie opere di Prudenzio, ed è scritto da vari copisti. Il testo è corredato di glosse in gran parte interlineari. La maggior parte di queste è in lingua latina, alcune altre in dialetto alemanno.
Online dal: 22.03.2017
Il "De consolatione philosophiae" di Boezio e la vita di san Wolfgango composta da Otloh di S. Emmeram compongono questo codice in due parti. Una parte fu realizzata a Einsiedeln, la seconda probabilmente a Strasburgo.
Online dal: 31.07.2009
Questo codice, scritto in minuscola retica, contiene dei capitoli scelti dalla Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea.
Online dal: 23.04.2013
Si tratta di un manoscritto composito; oltre all'incompleta Imago mundi di Onorio d'Autun sono contenuti vari testi di autori anonimi come il Nomina XI regionum, Divisio orbis terrarum, De anima, De anima humana, De origine animarum, De anima mundi, De origine animarum, e infine la Epistola Alexandri ad Aristotelem.
Online dal: 12.08.2010
Contiene opere di Isidoro da Siviglia: Libri originum (I-III e V-XX), De natura rerum, e uno scambio di lettere tra Isidoro e Braulio di Saragozza. Il codice è stato ricomposto da una serie di frammenti recuperati nel XIX sec. da volumi giuridici della biblioteca della prepositura di S. Gerold nel Voralberg. Il manoscritto, come attestano i versi di dedica sul f. 1r, è stato allestito su commissione dell'abate Frowin di Engelberg (1143-1178).
Online dal: 19.12.2011
I frammenti raccolti in questa raccolta vennero staccati prima del 1858 da copertine di libri ad opera di p. Gall Morel e riuniti in un volume intorno al 1860. Si tratta di frammenti di sequenze (due raccolte), melodie di inni (come ancora oggi vengono cantate ad Einsiedeln), tre melodie per il Gloria (la terza viene attribuita a papa Leone IX), tre spettacoli liturgici ed il Novem modi di Hermannus. Il codice è importante per la storia della musica perchè per la prima volta ad Einsiedeln i neumi vengono suddivisi su quattro righe musicali (incise); la lingua è il dialetto corale alemannico.
Online dal: 04.11.2010
Questo antifonario venne scritto su incarico dell'abate Giovanni I di Schwanden per la preghiera delle ore della comunità monastica di Einsiedeln. Insieme ai Cod. 611-613 attesta l'introduzione del sistema di note musicali di Guido Monaco con la notazione quadrata.
Online dal: 23.04.2013
Questo codice rappresenta probabilmente la trascrizione originale del manoscritto con neumi nella notazione di Guido di Arezzo, realizzata poco prima del 1314 su incarico dell'abate Giovanni I di Schwanden. Sulla base di questo modello vennero realizzate negli altri „Schwanden codices“ delle copie calligrafiche. Forti tracce d'uso confermano che questi manoscritti furono in uso fino al sec. XVII, cioè fino alla riforma liturgica seguita al concilio di Trento. Si tratta del dialetto corale alemannico, così come ancora oggi viene cantato ad Einsiedeln.
Online dal: 04.11.2010
Salterio in tedesco. I salmi sono preceduti da rubriche che definiscono quando questi vadano recitati. Contiene inoltre dei cantici, il Te deum e le litanie dei santi. I nomi contenuti nelle litanie rimanderebbero ad un'origine del manoscritto in ambito benedettino. Il codice è stato vergato da Othmar Ortwin nel 1421. Venne acquisito nel 1839 da p. Gallus Morell, monaco e bibliotecario ad Einsiedeln, dal monastero cistercense di Wurmsbach, sul lago di Zurigo.
Online dal: 17.03.2016
Questo codice con la Legenda aurea di Jacopo da Varazze è considerato oggigiorno il secondo più antico manoscritto contenente quest'opera, scritto ancora durante la vita dell'autore; è datato 1288. Contiene anche la cosiddetta aggiunta Provincia, qui addirittura tramandata per la prima volta. Nel codice stesso non sio trovano indicazioni che confermino l'origine del manoscritto dall'abbazia di Pfäfers, così come affermato da A. Bruckner. Il codice venne probabilmente scritto in area tedesca meridionale (nella cerchia degli eremiti agostiniani).
Online dal: 04.11.2010
Il codice, di formato molto piccolo, contiene dei trattati di musica di vari autori sia italiani che francesi; tra questi Marchetto di Padova (cc. 1-44), Johannes de Muris (cc. 83-104v) e Prosdocimo de Beldomandi (cc. 51-55, 75-82). E' stato scritto nell'Italia del nord all'inizio del XV secolo.
Online dal: 13.12.2013
Christus und die Minnende Seele (“Cristo e l'anima cortese"); Enrico Suso, Vita e opere. Proprietà dei coniugi Ehlinger-von Kappel (Costanza), il codice giunse poi al convento dominicano di San Pietro a Costanza, quindi probabilmente all'abbazia di Rheinau; dopo la soppressione di quest'ultima giunse in deposito ad Einsiedeln.
Online dal: 26.04.2007
Questo codice contiene più di cento vite di santi e di martiri, per la maggior parte introdotte da un Incipit e da semplici iniziali rubricate. Tranne qualche poca iniziale decorata in rosso, il codice non presenta nessuna decorazione miniata. L'organizzazione del manoscritto e l'attenta preparazione della pergamena, con gli artistici rammendi colorati, corrispondono alla tradizione dello scriptorium al tempo dell'abate Frowin (1143-1178). Il ductus posato della scrittura ad inchiostro nero, più volte interrotto da una mano più raffinata, si distingue tuttavia dagli altri volumi della biblioteca di Frowin; il codice potrebbe quindi anche essere stato realizzato all'epoca del successore Berchtold (1178-1197).
Online dal: 09.06.2011
Questo primo volume, dei tre che costituiscono la Bibbia di Engelberg (insieme ai Cod. 4 e Cod. 5), contiene il Pentateuco ed i libri dei profeti. Il disegno a penna con i versi di dedica a c. 1v mostra l'abate Frowin (1143-1178) che consegna il manoscritto a Maria, patrona del monastero. Il grande volume venne scritto, secondo il colophon a c. 281v, da Richene, l'unico copista dell'epoca di Frowin di cui si conosca il nome. L'attenta preparazione della pergamena, con gli artistici rammendi colorati, e lo stile sobrio della scrittura e delle iniziali con pochi colori, sono caratteristici delle opere meglio conservate della biblioteca di Frowin.
Online dal: 09.06.2011
Questo secondo volume, dei tre che costituiscono la Bibbia di Engelberg, contiene, dopo il Cod. 3, i rimanenti libri del Vecchio Testamento. Nei versi a c. 1v si legge come Frowin (1143-1178) dedichi il codice a Maria, patrona del monastero. La struttura e l'organizzazione del codice corrispondono al semplice ma elegante stile dei volumi della biblioteca di Frowin. Il colophon a c. 213r ricorda il nome del copista Richene, che ha scritto anche gli altri due volumi della Bibbia di Engelberg (Cod. 3 e Cod. 5); miniature e titoli sono opera del cosiddetto Maestro di Engelberg. Da notare a c. 69v una raffigurazione colorata a piena pagina di Cristo e della Chiesa.
Online dal: 09.06.2011
Questo terzo volume, dei tre che costituiscono la Bibbia di Engelberg, contiene il Nuovo Testamento. Il codice comprendeva originariamente 204 fogli. Su uno dei fogli ritagliato, che oggi si conserva con la segnatura D 126 nell'archivio del monastero, viene menzionato in un verso di cinque righe il nome di Richene quale copista, scrittore anche dei due volumi con il Vecchio Testamento (Cod. 3 e Cod. 4). L'abate Frowin (1143-1178) ed il suo copista Richene sono raffigurati in una illustrazione a piena pagina a c. 1r. Allo stesso modo sono rappresentati i quattro evangelisti con i loro attributi, ricordati anche in alcuni versi (108v, 134v, 153v, 181r). Alle cc. 103r fino 105v sono inserite le tavole dei canoni. Il manoscritto presenta alcune iniziali non completate, parti lasciate libere per la decorazione ed alcune pagine completamente bianche.
Online dal: 09.06.2011
Questo codice con il Commento di Agostino ai Salmi venne realizzato, unitamente ad una intera serie di opere di questo Padre della Chiesa (Cod. 12-18, 87-88 e 138), nello scriptorium di Engelberg. Un verso di due linee a c. 1r attesta la sua realizzazione durante l'abbaziato di Frowin (1143-1178). Il testo è redatto in una scrittura minuta, curata e pulita. Contiene qualche iniziale decorativa figurata con gli usuali motivi a racemi e a bulbi. Il testo è altrimenti suddiviso da iniziali in rosso appena decorate.
Online dal: 09.06.2011
Il manoscritto contiene i 15 libri di Agostino sulla Trinità. A c. 1v sotto i Capitula si trova un disegno a penna raffigurante il Padre della Chiesa con i suoi tre oppositori. Il codice è stato decorato molto artisticamente dal cosiddetto Maestro di Engelberg. All'inizio dei vari libri ci sono delle grandi iniziali ad inchiostro rosso-marrone e nero con motivi figurativi, inframezzate da altre più piccole di colore rosso e riccamente ornate. Le circostanze della realizzazione del volume sono dettagliatamente spiegate nel verso del copista a c. 1r: promotore era stato l'abate di Engelberg Berchtold (1178-1197), morto però poco dopo l'inizio del lavoro di copia; l'opera venne terminata sotto il suo successore Heinrich (1197-1223).
Online dal: 09.06.2011
Il manoscritto contiene l'interpretazione di Agostino al Vangelo di Giovanni. Conformemente al contenuto del verso a c. 1r il codice è stato realizzato sotto l'abbaziato di Frowin (1143-1178). La struttura del codice, la scrittura e la decorazione – sporadiche iniziali decorate con tralci e motivi a bulbo (2v, 5v, 136v) che si alternano con iniziali più semplici rubricate che suddividono le parti del testo – sono molto simili a quelle del Cod. 13.
Online dal: 09.06.2011
Il manoscritto contiene le prediche del Padre della Chiesa Agostino. Nel verso a c. 1r l'abate Frowin di Engelberg (1143-1178) dedica il codice a Maria, patrona del monastero. Le prediche sono elencate in un indice alle cc. 1v-3r. La metà dell'ultimo foglio (221) è stata asportata, sul foglio di guardia posteriore il copista ha sperimentato la sua penna (probacio penne). Come nella maggior parte dei volumi della biblioteca di Frowin, strappi e fori sono stati accuratamente rammendati.
Online dal: 09.06.2011
Il codice contiene la Città di Dio di Agostino. La realizzazione del manoscritto ha probabilmente avuto inizio al tempo dell'abbaziato di Frowin di Engelberg (1143-1178) ed è stata terminata, o il codice decorato, all'epoca del suo successore Berchtold (1178-1197). L'ultimo foglio, che come d'abitudine per lo scriptorium di Engelberg all'epoca di Frowin e Berchtold potrebbe contenere i versi di dedica, è stato asportato. Alcune delle iniziali decorate sono state erase e rifatte.
Online dal: 09.06.2011
Il manoscritto contiene alle cc. 3v-142v le Omelie di Gregorio Magno sul profeta Ezechiele. Alle cc. 1v-3r il tam veteris quam novi testamenti testimonia della stessa mano che ha copiato il testo, alle cc. 143r-144r segue un breve trattato di grammatica di altra mano più tarda; la parte inferiore di c. 144 è stata asportata. A c. 4r, in una riga al di sopra del testo, il volume viene attribuito all'abate Frowin di Engelberg (1143-1178). Le parti danneggiate della pergamena sono accuratamente rammendate con diversi colori. Due delle iniziali decorate, conformemente allo stile più redente di Engelberg, sono campite su fondo colorato (24v e 76v). Alcune notizie marginali sono di mano più tarda.
Online dal: 09.06.2011
Questo codice contiene il primo dei quattro volumi dei Moralia in Iob di Gregorio Magno. I volumi seguenti sono contenuti nei codici 21, 22 e 23. Il primo volume contiene la prima (f. 6r-99r) e la seconda parte (99r-193v), entrambe suddivise ciascuna in cinque libri. All'inizio del codice si trova una raffigurazione artistica a piena pagina nel quale è raffigurato nella metà superiore di Giobbe con i tre amici ed in quella inferiore una raffigurazione di Gregorio Magno ed un monaco intento a scrivere. Sulla parte posteriore, in realtà il recto del foglio, si legge un verso leonino su due righe con una dedica per Frowin. Il foglio venne descritto accuratamente da P. Karl Stadler nel suo catalogo manoscritto redatto nel 1787, circostanza che ha permesso di attribuire chiaramente questo membrum disiectum, oggi conservato nel The Cleveland Museum of Art, 1955.74 (Purchase from the J.H. Wade Fund), a questo codice.
Online dal: 09.06.2011
Il manoscritto contiene, con altri tre volumi (Cod. 20, 22 e 23), le interpretazioni del Libro di Giobbe di Gregorio Magno. In un verso in due righe a c. 1r il codice viene dedicato dall'abate Frowin di Engelberg (1143-1178) a Maria, patrona del monastero. Alle cc. 89r e 89v la rigatura cambia radicalmente e vi è un aumento dello spazio interlineare. Incipit ed explicit sono rubricati, all'inizio di ogni capitolo ci sono iniziali decorate ad inchiostro rosso e marrone con motivi di tralci e figure, tipici all'epoca dello scriptorium di Frowin. Struttura, scrittura e decorazione del manoscritto sono strettamente imparentate con quelle del Cod. 20.
Online dal: 09.06.2011
Il manoscritto contiene i Moralia in Iob di Gregorio Magno. Conformemente al contenuto del verso a c. 1r il codice è stato realizzato durante l'abbaziato di Frowin di Engelberg (1143-1178). I singoli capitoli sono introdotti da iniziali decorative di colore rosso e marrone; rispetto al prime due iniziali (6r e 16v) quelle che seguono sembrano non essere state completate. Gli Explicit sono scritti in maiuscole di colore rosso. Strappi e fori della pergamena sono talvolta rammendati, ma in modo meno artistico rispetto agli altri manoscritti della biblioteca di Frowin (per es. Cod. 16). Tra le cc. 39 e 40 è stata inserita una striscia di pergamena con un'aggiunta.
Online dal: 09.06.2011
Questo manoscritto costituisce l'ultima volume, dopo i Cod. 20, 21 e 22, della serie delle interpretazioni di papa Gregorio Magno al Libro di Giobbe. La decorazione è costituita da incipit ed explicit rubricati e da varie iniziali: semplici con inchiostro rosso (1v, 71r), alcune più grandi con il tipico motivo a bulbo (15r, 49v, 101v) o figurate con colore rosso e marrone (3r, 32r, 84r, 113r). Gli strappi della pergamena sono cuciti con del filo giallo e rosso. Le rare annotazioni marginali sono state scritte, almeno parzialmente, dalla stessa mano del testo. Una annotazione aggiunta alla fine della c. 123v indica l'abate Frowin (1143-1178) quale committente del volume.
Online dal: 04.10.2011
L'abate cistercense Bernardo di Clairvaux (1090-1153) ha scritto gli 86 sermoni sull'interpretazione del Cantico dei Cantici tra il 1135 ed il 1153. Il fatto che quest'opera, così come il Cod. 33, venne copiato già pochi decenni dopo nello scriptorium di Engelberg, testimonia della grande autorità attribuita a questo autore da parte dell'abate di Engelberg Frowin (1143-1178). La realizzazione del codice durante gli anni di abbaziato di Frowin è attestata dal verso a c. 3r, usuale sui volumi di Frowin. L'indice alle cc. 1v-3r e le numerose annotazioni marginali ad inchiostro rosso sono di mano dell'abate di Engelberg Ignatius Betschart (1658-1681).
Online dal: 09.06.2011
Questo manoscritto, analogamente al Cod. 34 , contiene 150 sermoni dell'abate cistercense Bernardo di Clairvaux (1090-1153). Il modulo della scrittura, ad inchiostro marrone scuro, è generalmente uniforme. I titoli dei vari sermoni sono scritti in rosso. La c. 97v è rimasta bianca. Per quanto riguarda la decorazione, il manoscritto presenta molte iniziali decorate con motivi a racemi e a bulbi su fondo policromo, e numerose iniziali piccole, per la maggior parte ornate in rosso o blu, talvolta con elementi di origine insulare (59r, 67v). Il codice è stato probabilmente realizzato all'epoca dell'abbaziato di Berchtold (1178-1197).
Online dal: 04.10.2011
Questo manoscritto, analogamente al Cod. 33, contiene 150 sermoni dell'abate cistercense Bernardo di Clairvaux (1090-1153) che questi, a detta del testo iniziale a c. 1v, avrebbe esposto ai suoi discepoli e, per favorirne la diffusione, sarebbero stati trascritti da un certo Godefridus. Il testo, scritto da una mano regolare ad inchiostro marrone scuro, è interamente decorato con maiuscole rosse, a cui si inframezzano iniziali decorate con colore rosso e verde. Un'altra mano, che usa un inchiostro marrone chiaro, ha scritto, serrate nel margine superiore e talvolta rifilate, delle brevi annotazioni al testo ed alle affermazioni dell'autore. Il codice è stato probabilmente realizzato all'epoca dell'abbaziato di Berchtold (1178-1197).
Online dal: 04.10.2011
Questa copia delle Collationes di Cassiano contiene a c. 1r una nota di possesso di due righe, che attribuisce il codice alla committenza dell'abate di Engelberg Berchtold (1178-1197), ed un verso di dedica, solo iniziato, a Maria, patrona del monastero. Entrambe queste iscrizioni ritornano letteralmente anche nei volumi la cui committenza viene fatta risalire al predecessore di Berchtold, l'abate Frowin (1143-1178). Le singole Collationes, e talvolta i Capitula, sono introdotte da iniziali decorate; il testo è suddiviso da maiuscole decorate ad inchiostro rosso. Strappi e buchi della pergamena sono decorativamente rammendati, da notare in special modo quelli a c. 48v o 190v.
Online dal: 04.10.2011
Sottile evangelistario contenente 27 pericopi, costituito da soli 32 fogli di pergamena. Il codice, eseguito in modo particolarmente accurato e rilegato solo con una coperta in pelle, è decorato con artistiche iniziali a penna rosse e nere. Nonostante non sia datato, può essere attribuito, sulla base della scrittura e della decorazione, all'epoca degli abati Frowin (1143-1178) e Berchtold (1178-1197).
Online dal: 17.12.2015
Trattato sul libero arbitrio dell'abate di Engelberg Frowin (1143-1178), il De laude liberi arbitrii libri septem. L'opera, finora inedita, è da considerarsi come il più importante contributo nell'ottica della teologia monastica del periodo della prima scolastica.
Online dal: 31.07.2007
Il manoscritto contiene le omelie sul vangelo di Beda il venerabile, elencate in un indice dei capitoli alle cc. 2r e 2v, 65v e 66r. L'autore è raffigurato mentre sta redigendo il testo in una miniatura a colore a piena pagina, incorniciato dagli attributi degli evangelisti. Il testo, redatto con inchiostro di colore marrone che va dal chiaro allo scuro, è suddiviso da iniziali rubricate, incipit ed explicit; all'inizio anche il nome di Maria, patrona del monastero di Engelberg, viene evidenziato con l'uso di maiuscole o del colore rosso. Le cc. 3r e 11v contengono grandi iniziali decorate con più colori. Strappi e fori della pergamena sono rammendati artisticamente. A c. 1r un verso in due righe menziona quale epoca di realizzazione del manoscritto gli anni di abbaziato dell'abate di Engelberg Frowin (1143-1178).
Online dal: 09.06.2011
A detta del verso in due righe a c. 1r il codice è stato realizzato all'epoca dell'abate Frowin di Engelberg (1143-1178). Contiene delle semplici iniziali decorate rosse, raramente con più colori, e piccole iniziali con motivi a bulbo (2r, 25v, 41r, 54r, 62v). Il codice, dalle caratteristiche tipiche dei volumi della biblioteca di Frowin, è scritto ad inchiostro marrone da un'unica mano regolare; gli incipit dei singoli libri sono rubricati. Qua e là le maiuscole sono leggermente più grandi o ritoccate in rosso. I due terzi inferiori della c. 119 sono ritagliati.
Online dal: 04.10.2011
Questo manoscritto contiene la Panormia di Ivo di Chartres, una raccolta di testi di diritto canonico in 8 libri con 1038 capitoli. Il riformatore e vescovo di Chartres compilò quest'opera appena dopo il 1095, opera che, grazie alla sua facilità d'uso, trovò velocemente ampia diffusione. Il testo è stato scritto da due mani con inchiostro marrone chiaro e marrone scuro. Secondo la tradizione dello scriptorium di Engelberg nel sec. XII gli inizi dei capitoli ed i sommari sono sottolineati con inchiostro rosso, circonstanza che nel caso di questo manoscritto porta ad una ricca rubricatura. Nei margini esterni del blocco di scrittura del testo ci sono numerose notizie marginali.
Online dal: 04.10.2011
Questo codice contiene l'Hexaemeron di S. Ambrogio. A c. 1r il volume, indicato con il titolo esatto, viene dedicato in un verso di due righe alla madre di Dio e patrona del monastero Maria dall'abate di Engelberg Frowin (1143-1178). Più sotto, della stessa mano, si legge un verso in sei righe che a sua volta fa riferimento al contenuto del volume. Una piccola iniziale ad inchiostro blu, verde e rosso, tipica dei codici della biblioteca di Frowin, introduce il primo libro. I rimanenti sono suddivisi tramite semplici iniziali rosse. Le annotazioni nel testo e nei margini, scritte con inchiostro scuro ed in poche parti marrone chiaro, sono di un'unica mano che risalta per la scrittura pulita ed equilibrata.
Online dal: 04.10.2011
Questo manoscritto contiene il trattato De officiis di S. Ambrogio. I tre libri sono preceduti dal rispettivo elenco dei Capitula (1r fino a 3r, 65v fino a 103v e 67r fino a 104v). I primi due libri sono inoltre introdotti ognuno da una decorativa iniziale con motivi vegetali su fondo marrone scuro (3v) rispettivamente rosso (67r). Il rimanente testo è suddiviso da linee ed iniziali rubricate. Il verso di dedica a c. 1r, scritto con grandi maiuscole su due righe, afferma che il codice costituisce un'offerta dell'abate di Engelberg Frowin (1143-1178) alla patrona del monastero Maria.
Online dal: 04.10.2011
Il Codex 67 contiene il De mirabilibus mundi, una raccolta di testi curiosi del grammatico latino Giulio Solino, conosciuta anche sotto il titolo di Polyhistor e Collectanea rerum memorabilium. Il testo è scritto in grafia uniforme, e decorato con titoli e iniziali, di cui alcune con filigrana (per es. 2r e 6r), ad inchiostro rosso. Fori e strappi nella pergamena sono stati riparati con artistici rammendi colorati (per es. 23-25, 34, 62). Secondo i versi di dedica a c. 1v il codice è stato allestito all'epoca dell'abate Heinrich von Buochs (1197-1223).
Online dal: 13.12.2013
Questo manoscritto contiene alle cc. 6r-95v i tre libri De statu animae del teologo francese Claudiano Mamerto (ca. 425 fino a ca. 474), un trattato apologetico sulla incorporeità dell'anima che si opponeva ad uno scritto del vescovo Fausto di Riez (3r-6r). All'inizio del prologo e di ognuno dei tre libri si trova una iniziale del cosiddetto Maestro di Engelberg (3r, 6r, 7v, 48v, 77v). Le notizie marginali sono spesso inquadrate in rosso ed alcune maiuscole decorate in rosso. Una nota di possesso sul verso della carta di guardia attribuisce il volume alla committenza dell'abate di Engelberg Berchtold (1178-1197).
Online dal: 04.10.2011
Questo manoscritto contiene i quattro libri di Agostino „La dottrina cristiana“. All'inizio del proemio (2r), del primo (5r) e del quarto libro (64v) si trova rispettivamente una iniziale decorata ad inchiostro rosso, nero e verde, cui fa seguito una linea in maiuscole decorate. Il secondo ed il terzo libro sono introdotti da una semplice iniziale rossa decorata e da una prima linea di scrittura con le lettere ritoccate in rosso. Il ductus della scrittura ad inchiostro marrone-nero è pulito ed equilibrato, un cambio di scrittura si trova solo (ma non subito all'inizio) in una raccolta di sentenze dei Padri della Chiesa aggiunta alle cc. 94r-95r. A c. 1r, in un verso in due linee, l'abate di Engelberg Frowin (1143-1178) si dichiara committente dell'opera.
Online dal: 04.10.2011
Questo volume costituisce una copia del commento di Agostino al „Discorso del Signore sulla montagna“. All'elenco dei capitoli (1r-1v) fa dapprima seguito la „Ritrattazione di S. Agostino al discorso del Signore sulla montagna“ (1v-5r). I due libri del testo principale sono introdotti ognuno da una iniziale decorata a colori (5r, 55r). Il ductus della scrittura ad inchiostro nero è equilibrato e unitario. Sul verso della carta di guardia anteriore, in un verso in due linee, l'abate di Engelberg Frowin (1143-1178) si dichiara committente dell'opera.
Online dal: 04.10.2011
Manoscritto composito contenente testo e musica per la celebrazione dell'ufficio benedettino, comprendente un antifonario con neumi completo (adiastematico). Aiutano a stabilire una possibile provenienza la presenza di feste per santi locali (Disibod, Afra, Albano) e l'ampio repertorio per Martino.
Online dal: 21.12.2010
Questo codice contiene alle cc. V3-7r il Sermo acephalus de iudicio e alle cc. 7r-43r i Monita del dottore della chiesa Efrem il Siro (ca. 306-373). Le prime due pagine sono state strappate ma si può ancora vederne il margine interno, su quella a c. V5 è ancora parzialmente visibile una piccola iniziale rossa. Il testo principale a c. 7r inizia con una piccola iniziale decorata di colore rosso e con un motivo a tralcio. Rigatura e specchio di scrittura delle numerose e spesso diverse mani variano notevolmente. La costruzione e le caratteristiche del manoscritto corrispondono a quelle dello scriptorium di Engelberg all'epoca degli abati Frowin (1143-1178) e Berchtold (1178-1197).
Online dal: 04.10.2011