Il codice è stato scritto in una fluente textualis del XIV secolo e presenta titoli e lombarde in rosso. La stessa mano ha apposto la numerazione dei fascicoli in rosso che si trova all'inizio di ognuno di questi in basso a destra: da II (p. 23) a XXXIX (p. 731). Il conteggio delle pagine contiene un errore significativo: 1-501, 511-742; le pagine 614-615 sono vuote. Il manoscritto contiene la parte invernale di un breviario, cioè le p. 1-559 del Proprium de tempore dalla I domenica di Avvento alla Pentecoste e alla Trinità, e le p. 559-742 del Proprium de sanctis dalla festa di S. Andrea apostolo (30 novembre) alla festa di S. Pancrazio (12 maggio), compresa la festa di S. Wiborada (pp. 716-725). Il codice non presenta segni di utilizzo o aggiunte. Sull'ultima pagina (p. 742) si trova il timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. La legatura di assi in legno ricoperte di pelle rossa risale al XIV o XV secolo.
Online dal: 25.04.2023
Contrariamente a quanto ritenuto da Scherrer, il messale non risale al XIV secolo, ma alla prima metà del XV secolo. Oltre a un'immagine del canone a piena pagina (p. 179), la decorazione è costituita da un lato da iniziali filigranate (pp. 77b, 413a, 434a ecc.) e dall'altro da iniziali zoomorfe e istoriate, già disegnate ma non completate. Ad esempio, alla p. 12a, per il giorno di Natale vi è un'iniziale formata da un drago che contiene la scena della nascita di Cristo, e alla p. 92a, per la Dedicatio huius monasterii, un'iniziale con un uomo su un albero. Il messale tramanda numerose sequenze che meritano una particolare menzione. Secondo la nota di possesso a p. 1 Sanctorum Iohannis Baptiste et Evangeliste, almeno nel XVIII secolo il manoscritto era conservato nel monastero di S. Giovanni in Thurtal.
Online dal: 25.04.2023
Il voluminoso manoscritto in pergamena è stato vergato in textualis nel XIV secolo. Il testo, su due colonne, è suddiviso da lombarde rosse e blu, titoli e abbreviazioni in rosso; le parti e le feste particolarmente importanti del breviario sono evidenziate da occasionali iniziali filigranate rosse e blu. Il breviario inizia a p. 1a con il vespro della Vigilia pasquale (cioè il Sabato Santo) e termina alle pp. 807a-817b con la festa di S. Corrado (26 novembre). Seguono alle pp. 817b-819b la lettura In nocte sancte Anne e quattro letture In divisione apostolorum (cfr. p. 433b, p. 457b) come aggiunte della stessa mano e infine l'ulteriore complemento della rubrica in rosso Passio sancti Placidi martyris, sociorum eius 35 martyrum prima [?] lectio [?] di un'altra mano più tarda del XV secolo. Tra le feste dei santi si segnalano quella di Gallo (p. 662a) e la sua ottava (p. 708a) e quella di Otmaro (p. 759b) e la sua ottava (p. 789b). A p. 666 si trova il timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. La legatura con assi in legno risale al XV o XVI secolo. Il rivestimento in pelle è decorato sui piatti con ferri decorativi. Mancano i ganci di chiusura e le borchie originali. All'interno delle coperta anteriore e posteriore sono visibili le impronte dei fogli di guardia staccati, e dei frammenti incollati con della scrittura. Anteriormente e posteriormente sono stati inseriti e cuciti due (p. A-D), rispettivamente un foglio di carta (p. Y-Z). La paginazione non è corretta: A-D, 1-155, 155a, 156-433, 435-621, 623-819, Y-Z.
Online dal: 25.04.2023
Il breviario contiene prima il salterio (pp. 1a-111b) con Cantica, Pater noster, Credo, Quicumque vult e litanie (111b-129b), poi il Proprium de tempore (pp. 130a-533a) dalla I domenica di Avvento alla XXV domenica dopo la Trinità compresa la Dedicatio ecclesiae (p. 524a), e infine, il Proprium de sanctis (pp. 534a-839b) e il Commune sanctorum (pp. 840a-841b), che si interrompe alla fine dell'ultima pagina ed è incompleto. Il manoscritto è stato redatto in una textualis del XIV secolo e presenta numerose iniziali filigranate rosse e blu. Il nome di S. Caterina (p. 125a), l'unico evidenziato nelle litanie, così come le feste di S. Pietro da Verona (p. 632a), della Translatio sancti Dominici (p. 647b, 648a), di S. Domenico (giorno della morte) (p. 709a) e di S. Caterina (p. 828b, 830b), indicano che il breviario era destinato a un convento di domenicane di S. Caterina, probabilmente quello a S. Gallo (poi a Wil). La nota di possesso del XVII secolo Monasteriae [!] s. Catharinae, della stessa mano, ad esempio di quella sul foglio di guardia anteriore del codice M 3 ora a Wil, Dominikanerinnenkloster St. Katharina, dimostra che il breviario proviene effettivamente da questo convento. Il rivestimento in pelle della legatura con assi di legno è decorato sia sul piatto anteriore che posteriore con un unico ferro con la testa di Cristo, e con una rotella, e reca sul piatto anteriore la data 1591 impressa a secco.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto cartaceo contiene letture brevi (capitula), collectae, preghiere, inni, antifone e responsori per la liturgia delle ore per tutto l'anno, oltre al Commune sanctorum. Questo «collettario esteso» è stata redatto - probabilmente nel XIV secolo - in una textualis corsiva con l'aggiunta di rubriche in rosso. Il manoscritto presenta in alcuni punti forti segni d'uso, con i bordi delle pagine consumati e bruniti. A p. 25 si trova il timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. La legatura in assi lignee risale al XIV o XV secolo. All'interno degli assi sono presenti impronte di frammenti con scrittura ebraica.
Online dal: 25.04.2023
Il piccolo volume contiene frammenti liturgici dei secoli XII e XIII. Provengono da sei diversi manoscritti (principalmente breviari/salteri), di alcuni dei quali si sono conservato più fogli, di altri solo poche righe. Il primo frammento (cc. 12r-34v) è scritto in latino ma presenta delle rubriche in tedesco, il che fa pensare ad un breviario per uso privato. Secondo una sua nota manoscritta alla c. Ar, il volume fu probabilmente composto da Ildefons von Arx.
Online dal: 25.04.2023
Il piccolo salterio, scritto per un convento domenicano, inizia con un calendario difettoso nella parte anteriore (cc. Er-Iv; un foglio con i mesi di gennaio e febbraio è stato strappato). I Salmi (cc. 1r-182v) sono seguiti dai Cantici dell'Antico e del Nuovo Testamento (cc. 183r-193r) e dal Credo atanasiano Quicumque vult (cc. 193r-194v) e, quale aggiunta del XV secolo, una litania (cc. Ur-Wr). La decorazione del libro è costituita da iniziali rosse e blu, in parte con filigrana. Le carte di guardia anteriori e posteriori sono costituite da maculature in pergamena più antiche, le controguardie da frammenti di un documento del XV secolo. Poiché Caterina da Siena non compare ancora nel calendario, il salterio è probabilmente stato scritto prima del 1460. Si trova nella biblioteca di S. Gallo al più tardi dal XVIII secolo.
Online dal: 25.04.2023
Il breviario è stato scritto in bastarda da una sola mano, probabilmente da un conventuale del monastero di S. Gallo. Oltre alle parti consuete di un breviario completo (calendario, Psalterium feriatum, Proprium de tempore [incompleto], Proprium de sanctis e Commune sanctorum), contiene anche preghiere per Maria, la liturgia per compieta e la veglia per i defunti, un cursus B. M. V., suffragi e altre preghiere.
Online dal: 25.04.2023
Le 974 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da aprile 1560 a aprile 1571. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 25.04.2023
Le 300 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da aprile 1571 a ottobre 1574. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 25.04.2023
Le 488 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da novembre 1574 a novembre 1582. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 25.04.2023
Le 588 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da ottobre 1582 a marzo 1591. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 25.04.2023
La prima pare di questo volume (p. 1-214) contiene le entrate e le uscite del Paese di Appenzello d'aprile 1591 ad aprile 1597. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso. Nella seconda parte (pp. 215-528) il volume comprende bozze di lettere in uscita e trascrizioni di lettere in entrata dal 1659 al 1687. Da p. 529 in poi le pagine sono strappate e rimangono al massimo dei frammenti.
Online dal: 25.04.2023
Il salterio, scritto nel XIII secolo, presenta forti tracce di uso. Secondo delle «istruzioni per l'uso» riportate sulla controguardia posteriore, che invitano a lasciarlo nel coro affinché ogni sorella possa leggerlo, il salterio proviene da un convento femminile. Poiché s. Caterina è particolarmente evidenziata nel calendario, potrebbe essere appartenuto al convento delle domenicane di S. Caterina a San Gallo. La decorazione è costituita da iniziali filigranate rosse e blu. Inoltre, sia la divisione liturgica in otto parti che quella in tre parti del salterio, sono sottolineate da iniziali più grandi a colore, alcune delle quali disegnate con inchiostro argentato e dorato. Ai salmi fanno seguito da p. 240 i Cantici biblici, il Credo, il Te Deum, il Symbolum Athanasianum e una litania. Nel XV e XIV-XV secolo sono stati sostituiti alcuni fogli (pp. 95-98, 257-264). Alla fine delle litanie (pp. 269-288) sono stati rilegati due fascicoli di un breviario della stessa mano delle pp. 257-264. Il salterio è preceduto da un calendario incompleto (da luglio a dicembre), sempre della stessa mano, con i nomi dei mesi in tedesco (pp. 1-12). In origine, il calendario era costituito da due fascicoli, dei quali si è conservato unicamente l'ultimo foglio del primo fascicolo e il secondo completo. Sul foglio di guardia anteriore è incollato l'ex-libris del principe abate Beda Angehrn (abate 1767-1796).
Online dal: 14.12.2022
Il codice contiene le Lettere di S. Paolo con tre prologhi alle Lettere ai Romani (Stegmüller, Repertorium Biblicum, Nr. 650, 674 und 677; p. 1), la Glossa ordinaria e altre glosse. La Lettera agli Ebrei si interrompe a Eb 4,16. Il manoscritto, che presenta una legatura romanica, è stato probabilmente scritto verso la fine del XII secolo. Non è chiaro se sia stato prodotto a S. Gallo.
Online dal: 14.12.2022
Il messale fu scritto molto probabilmente per il Grossmünster di Zurigo (secondo un confronto con il Liber Ordinarius del Grossmünster); contiene il Proprium de tempore, il Proprium de sanctis (con le principali feste di Zurigo), il Commune sanctorum e le messe votive. I canti sono scritti in caratteri più piccoli, ma solo in alcune pagine le melodie sono corredate da neumi. Il Canon missae (pp. 73-83) inizia con una semplice immagine del canone. A parte questo, la decorazione si limita per lo più a lombarde rosse di due righe.
Online dal: 14.12.2022
Il messale, scritto su una fine pergamena, potrebbe provenire, stando ai santi evidenziati nel calendario (pp. 6-17, i mesi in ordine errato), da un convento di domenicane dedicato a S. Agnese. Il Canon missae (pp. 193-204) è introdotto da un dipinto del canone di altissima qualità, la cui somiglianza con le raffigurazioni della crocifissione nel monastero domenicano di Costanza è sottolineata dalla bibliografia storico-artistica. Tuttavia, è improbabile che il manoscritto abbia avuto origine nella diocesi di Costanza, dal momento che nel calendario mancano, tra gli altri, Gallo e Otmaro; il calendario rimanda piuttosto ad una provenienza da Strasburgo. Il messale è riccamente decorato con iniziali filigranate rosse e blu. A p. 18 c'è un Exorcismus salis et aquae e, dopo il Commune sanctorum, ci sono messe votive (pp. 426-446) e sequenze (pp. 447-461). A S. Gallo al più tardi dal XVI o XVII secolo (nota di possesso a p. 5).
Online dal: 14.12.2022
La bibbia tascabile, scritta probabilmente a Parigi, contiene l'Antico Testamento con 16 prologhi di Girolamo ai singoli libri biblici. Alla fine sono stati strappati almeno cinque fogli da 1Macc 4,38. La pergamena, eccezionalmente fine e sottile, è di ottima qualità. Su ogni pagina vi sono titoli delle colonne bicolori e numeri di capitolo in rosso e blu. La decorazione del libro è costituita da iniziali filigranate e iniziali a colori, alcune con rappresentazioni figurative: p. 9 (storia della creazione), p. 137 (Mosè), p. 435 (Davide con arpa), p. 446 (Davide), p. 450 (insipiens), p. 470 (Davide), p. 482 (Salomone). Nei Salmi, la divisione liturgica in otto parti del Salterio è particolarmente evidenziata da iniziali a colori.
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto contiene il commento di Anselmo di Laon († 1117) ai Salmi (autore secondo Stegmüller, Repertorium Biblicum, n. 1357; altrove il testo è attribuito a un Haimo). Alle pp. 245-253 si trova un commento alla piccola dossologia e ai Cantici dell'Antico Testamento per le Laudi, anch'esso di Anselmo o del suo allievo Gilberto di Poitiers († 1155) (Stegmüller, RB 1357, 1 o 2530). Alcune pagine contengono lunghe glosse marginali. La decorazione del libro si limita a lombarde rosse di due o tre righe e a una scarsa rubricatura. A p. 254 si trova il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato di Diethelm Blarer (1553-1564).
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto, vergato da una sola mano (p. 236: due esametri con il nome del copista Cuonradus), contiene principalmente sermoni per l'intero anno liturgico (pp. 1-236: sermones de tempore, pp. 239–285: sermones de sanctis). Da p. 287 sono inclusi alcuni capitoli dal Liber miraculorum di Herbert di Clairvaux († ca. 1198). La decorazione si limita a lombarde rosse di tre linee.
Online dal: 14.12.2022
Il sottile manoscritto contiene il commento all'Apocalisse di Anselmo di Laon, morto nel 1117 (Stegmüller, Repertorium Biblicum, n. 1371). Tranne una lombarda rossa di quattro righe all'inizio del testo, il libro non presenta alcuna decorazione. A p. 50 si trova il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato di Diethelm Blarer (1553-1564).
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto, in una rilegatura dell'epoca dell'abate Ulrich Rösch (1463-1491), è composto da due parti. La prima (pp. 3-166), scritta probabilmente nella Germania meridionale verso la fine del XII secolo, contiene circa l'ultimo terzo del commento ai Salmi (sui Sal 109-150) di Pietro Lombardo († 1160). La seconda (pp. 167-308), scritta nel XIII secolo e forse a S. Gallo, contiene sermoni e trattati, per lo più di Bernardo di Chiaravalle († 1153). Oltre ad alcuni dei suoi grandi sermoni liturgici, la raccolta ne contiene anche alcuni non certamente autentici di Bernardo, nonché sei sermoni di Nicolao di Chiaravalle († dopo il 1175). I sermoni alle pp. 167-292 sono disposti secondo l'anno liturgico (de tempore e de sanctis). Un sermone tratto dai Sermones de diversis di Bernardo è qui assegnato alla festa di Gallo (pp. 268-270). Alle pp. 292-298 si trova la seconda parte del trattato De gradibus humilitatis et superbiae di Bernardo di Chiaravalle; alcuni capitoli, soprattutto il primo e l'ultimo, sono molto abbreviati. Le ultime pagine (pp. 298-308) contengono altri brevi sermoni e trattati che sono almeno in parte attribuibili a Bernardo.
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto, rilegato in un cartone grigio-azzurro del XVIII-XIX secolo, è composto da due parti scritte in tempi diversi. La prima parte (pp. 3-120) è un graduale acefalo (inizia con il mercoledì dopo il terzo Avvento), scritto nel XIII secolo. Le melodie presentano dei neumi senza linee. Alle domeniche dopo la Pentecoste fanno seguito i versetti dell'Alleluia alle pp. 118-120. La seconda parte (pp. 121-186), con sequenze senza melodie, risale al XIV secolo. In due punti del codice è presente un fascicolo di un graduale vergato probabilmente nel XIII-XIV secolo: alle pp. 11-26 (in mezzo all'Introito alla festa dei SS. Innocenti) i canti del Proprium per il primo Avvento fino alla prima domenica dopo Natale, alle pp. 159-174 (in mezzo alla sequenza di Ognissanti) i canti per il tempo che va dal mercoledì dopo la terza domenica di Quaresima al Sabato Santo.
Online dal: 14.12.2022
Il breviario, mancante dellla parte finale, inizia con il Proprium de tempore dal primo di Avvento al sabato dopo la terza domenica dopo Pasqua (pp. 1-384). Seguono il Commune sanctorum (pp. 384-386), il Proprium de sanctis da Tiburzio e Valentiano (14 aprile) fino a Primo e Feliciano (9 giugno), prima che il Proprium de tempore continui con la quarta domenica dopo Pasqua. Il breviario si interrompe a metà della quinta domenica dopo Pasqua. Poiché non contiene quattro letture per ogni notturno nelle domeniche, come sarebbe consuetudine nell'ordine benedettino, ma solo tre, non può aver avuto origine nel monastero di S. Gallo. Il codice, che presenta forti segni d'uso, è scritto da più mani su una spessa pergamena con molti fori, alcuni con risarciture. Molte pagine sono state tagliate al di sotto dello specchio di scrittura. Le antifone e i responsori presentano neumi senza linee, anch'essi realizzati da più mani. La decorazione è costituita da lombarde rosse e iniziali, tra cui alcune zoomorfe (p. 172: drago; p. 217: uccello con due teste; p. 231: drago). Numerosi frammenti di un manoscritto liturgico tardomedievale fungono da brachette.
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto contiene le letture per i notturni del mattutino, dell'ufficio notturno, delle domeniche, delle feste e dei giorni feriali. Comprende il Proprium de tempore dal primo Avvento alla fine dell'anno liturgico (comprese le feste dei santi tra Natale e l'Epifania). Poiché il matutinale non contiene quattro letture per ogni notturno della domenica, come sarebbe consuetudine nell'ordine benedettino, ma solo tre, non può essere stato scritto originariamente per il monastero di S. Gallo. Alle pp. 233/234 si trovano numerose aggiunte marginali del XIV o XV secolo alla festa della Trinità. La decorazione è costituita da lombarde rosse e semplici iniziali, alcune con filigrana accennata (ad es. a p. 75). La pergamena presenta numerosi fori, alcuni con risarciture. Molte pagine sono state tagliate al di sotto dello specchio di scrittura. Una striscia di un manoscritto liturgico dell'XI secolo è rilegata intorno al primo e all'ultimo fascicolo del codice come brachetta (la metà posteriore della striscia intorno all'ultimo fascicolo è paginata come p. 414/415). Sulla coperta anteriore c'è l'impronta di una pagina di un salterio del XIII secolo, su quella posteriore quella di un sacramentario (?) dell'XI secolo.
Online dal: 14.12.2022
Il volume contiene «année après année tout ce qui s'est passé de remarquable dans cet établissement depuis 1588 à 1771» («anno dopo anno tutto ciò che di notevole è accaduto in questo istituto [il collegio di Porrentruy] dal 1588 al 1771») (p. 1). Queste sono le parole riportate sul frontespizio di questo manoscritto cartaceo, che fornisce anche informazioni sulla sua provenienza. Appartenuto al gesuita padre Voisard (1749-1818), fu lasciato in eredità alla sua morte a Henri Joliat (1803-1859), che lo depositò nel 1856 nella biblioteca del collegio di Porrentruy. Il testo inizia nel 1588, con la fondazione del collegio gestito dai gesuiti, e termina, in questo volume, nel 1661. Gli anni successivi sono trattati in un secondo volume, MP 4-2. Questi estratti dagli annali sono probabilmente la traduzione francese e il riassunto del volume latino conservato nella biblioteca cantonale giurassiana (A2597).
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto cartaceo contiene la continuazione degli «Extraits des annales du Collège de Porrentruy» (MP 4-1). Inizia nel 1662 e termina nel 1762. Si conclude quindi un po' prima di quanto annunciato nel frontespizio del primo volume (MP 4-1, p. 1).
Online dal: 14.12.2022
Sebbene sul frontespizio di questo manoscritto cartaceo si legga «Éphémérides de la ville de Porrentruy, commencées en janvier 1855, Vautrey prêtre» (p. V3), questo titolo si riferisce solo alle prime otto pagine di questo corposo volume (pp. 1-8). La parte più consistente contiene le « Notes sur l'ancien Évêché de Bâle » (pp. 9-473), seguite da estratti degli «Annales du monastère d'Augiae divitis» (Reichenau) riprese da un manoscritto in latino appartenente ai benedettini di Delle (pp. 476-502). L'autore di questo volume, Louis Vautrey (1829 Porrentruy - 1886 Delémont), oltre alle sue varie funzioni ecclesiastiche, svolse un importante lavoro di storico, come testimonia, ad esempio, la pubblicazione della Histoire des évêques de Bâle in due volumi (1884-1886), che si basa, almeno in parte, su questo manoscritto.
Online dal: 14.12.2022
Descritto da Gustave Amweg come Mémoires d'un Jurassien, questo manoscritto cartaceo, appartenuto alla scuola cantonale di Porrentruy, comprende due parti distinte. La prima contiene dei conti in tedesco dal 1670 al 1672, suddivisi per mese (pp. 1-177). La seconda (pp. 181-358), scritta in francese, è il diario di un uomo – non identificato – scritto in prima persona, che riporta le sue attività quotidiane (il tempo dedicato allo studio, copie di lettere, poesie ecc.), oltre al resoconto di un viaggio dalla Francia all'Italia.
Online dal: 14.12.2022
Jean Jacques Joseph Nicol, calzolaio di Porrentruy (1733-1822), è l'autore di questo diario diviso in due parti, la prima dal 1760 al 1771 (pp. 7-71), la seconda dal 1795 al 1809 (pp. 73-88), due periodi completamente distinti dal punto di vista politico (appartenenza al vescovato di Basilea e periodo francese). L'interesse di questo diario risiede nella professione artigianale di Nicol, che ci permette di vedere, accanto ai grandi eventi storici, altri più quotidiani. Questo manoscritto è una copia del diario di Nicol realizzata da Joseph Trouillat (1815-1863), come indica l'etichetta sulla copertina. Trouillat era professore al collegio di Porrentruy e responsabile della biblioteca. È probabilmente nell'ambito delle sue ricerche storiche che egli ha copiato questo diario, di cui esiste un'edizione apparsa con il titolo Notes et remarques de Jean-Jacques-Joseph Nicol (Porrentruy, Société typographique, 1900).
Online dal: 14.12.2022
Marcel Moreau (Delémont 1735-1804), autore di questo manoscritto, entrò nel 1755 nell'abbazia cistercense di Lucelle, dove insegnò teologia, poi a Hauterive e a Neubourg (in Alsazia). Avendo rifiutato di prestare il giuramento costituzionale all'epoca della Rivoluzione (1791), si rifugiò a Hauterive e fu poi nominato direttore delle bernardine di La Maigrauge. Nel corso di quegli anni scrisse delle memorie su avvenimenti contemporanei, come testimonia questo manoscritto, che descrive quanto accaduto tra il 21 aprile 1792 (p. 5) e il 27 gennaio 1793 (p. 138). L'indice finale (pp. 139-150-s2), organizzato cronologicamente, stabilisce la corrispondenza tra le date e gli eventi raccontati e rimanda alle rispettive pagine del manoscritto.
Online dal: 14.12.2022
Autore del testo di questo manoscritto è il borghese e notaio di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825), noto soprattutto per le sue memorie sulla vita giurassiana durante il periodo rivoluzionario (cfr. MP 15 / A1451-1-3). Secondo l'antica paginazione di quest'opera, e l'indice aggiunto probabilmente al momento della rilegatura (p. 169-170), essa è incompleta. La copia è molto accurata, il testo su una colonna è delimitato da una cornice tracciata a matita e i titoli dei capitoli, elegantemente calligrafici, a inchiostro. Non si tratta del manoscritto autografo di Guélat, ma di una copia posteriore, realizzata dopo il 1838, come suggerisce la data associata al nome di Charles Roedel (il copista?) scritti in una piramide rovesciata dopo l'elenco dei vescovi di Basilea (p. 148).
Online dal: 14.12.2022
Come si legge nella prefazione (pp. 5-8), con l'Abrégé il gesuita François-Humbert Voisard (1749-1818) scrisse la prima storia in francese sui vescovi di Basilea, che egli dedicò ai suoi studenti. Interamente incentrato sulla storia ecclesiastica di Basilea e Porrentruy, il testo rivela il suo carattere pedagogico nella sua struttura: ogni capitolo è introdotto da una breve domanda, alla quale viene risposto più o meno esaustivamente nel testo immediatamente successivo. Secondo la Bibliographie du Jura bernois di Gustave Amweg, esistono cinque copie del compendio di Voisard, tuttora inedito. Il presente manoscritto è corretto, annotato e si conclude con un indice dei vescovi e delle istituzioni clericali del vescovato di Basilea (pp. 459-460). La sua provenienza è documentata dalle note di possesso scritte all'interno della coperta anteriore: «Ce livre appartient à Henri Joliat, étudiant en rhétorique. Porrentruy, le 3 mai 1819 / Et / Schwartzlin Père / et /à l'abbé Vautrey à qui il a été remis par M. l'abbé Marquis en 1813».
Online dal: 14.12.2022
Si tratta di una delle cinque copie dell'Abrégé de l'histoire des évêques de Bâle del gesuita François-Humbert Voisard (1749-1818), un manuale di storia a domande e risposte datato 1781. Ad eccezione del destinatario della dedica, la prefazione di questo volume utilizza quasi gli stessi termini di una seconda copia appartenente anch'essa alla Biblioteca cantonale giurassiana (MP 10 / A 3269). Si differenzia, tuttavia, per l'assenza di annotazioni e correzioni. Inoltre, la copia è incompleta, in quanto si interrompe bruscamente all'inizio della quarta parte, dedicata ai vescovi di Basilea e Porrentruy (p. 360). Prima di entrare a far parte, nel 1842, del fondo della biblioteca del collegio di Porrentruy, il manoscritto apparteneva a un certo Quiquerez (interno della coperta anteriore), probabilmente Jean-Georges, sindaco e notaio di Porrentruy, e poi a suo figlio Auguste (1801-1882), ingegnere, storico, archeologo e geologo giurassiano, come indicato dal suo ex-libris (p. V1).
Online dal: 14.12.2022
L'avvocato di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825) è uno dei più noti cronisti ad aver descritto la vita nel Giura all'epoca della Rivoluzione. Suddiviso in tre volumi manoscritti, il testo è stato pubblicato nel 1906 da B. Boéchat et Fils a Delémont, con il titolo Journal de François-Joseph Guélat 1791-1802. Il primo di questi tre volumi inizia nel 1791 e va fino al 1793 (28 luglio). L'anno è indicato nel margine laterale sinistro nella parte superiore di ogni pagina, dove sono menzionati i giorni e gli avvenimenti descritti nel testo a fianco.
Online dal: 14.12.2022
L'avvocato di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825) è uno dei più noti cronisti ad aver descritto la vita nel Giura all'epoca della Rivoluzione. Suddiviso in tre volumi manoscritti, il testo è stato pubblicato nel 1906 da B. Boéchat et Fils a Delémont, con il titolo Journal de François-Joseph Guélat 1791-1802. Il secondo di questi tre volumi inizia nel 1793 e va fino alla fine di dicembre del 1795. Egli adotta la stessa impaginazione del volume precedente, il che non sorprende visto che in origine erano uniti, come dimostra la vecchia paginazione continua. Allo stesso modo, il lungo indice delle materie finale si riferisce a entrambi i volumi (pp. 125-163).
Online dal: 14.12.2022
L'avvocato di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825) è uno dei più noti cronisti ad aver descritto la vita nel Giura all'epoca della Rivoluzione. Suddiviso in tre volumi manoscritti, il testo è stato pubblicato nel 1906 da B. Boéchat et Fils a Delémont, con il titolo Journal de François-Joseph Guélat 1791-1802. Il terzo volume va dal 1796 al 1802 e si conclude, come il precedente (MP 15 / A1451-2) con un indice delle materie (pp. 159-177).
Online dal: 14.12.2022
Questo agile manoscritto cartaceo contiene il trattato sull'eucaristia del francescano Marquard von Lindau. È stato scritto nel secondo quarto del XV secolo da Nicolaus Sinister, che si nomina a c. 137r. Potrebbe trattarsi della forma latinizzata del nome di Nikolaus Linck, a quell'epoca sacerdote a Owingen e Urnau, sulla sponda settentrionale del lago di Costanza. Sui fogli originariamente liberi del primo e dell'ultimo fascicolo sono stati aggiunti da mani successive ulteriori testi mistici, tra cui un sermone tramandato unicamente in questo manoscritto e in precedenza attribuito a Meister Eckhart (cc. 1v-6v), un canto spirituale di Heinrich Laufenberg del circolo dei «Gottesfreunde» (cc. 6v-7v) e la leggenda in rima «Das zwölfjährige Mönchlein» (cc. 139r-148r). Il volume, in corsiva libraria, presenta delle lombarde rosse di due o tre righe all'inizio dei capitoli. Eichenberger data la mano che copia il supplemento A al terzo quarto del XV secolo; nel caso della mano del supplemento B riconosce analogie con il manoscritto Colmar, Bibliothèque de la ville, Ms. 305, proveniente dall'atelier di Diebold Lauber e databile al 1459.
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto cartaceo di grande formato, con la traduzione in tedesco del commento ai Salmi (Postilla super Psalterium) del francescano Niccolò di Lira, fu donato alla Stadtbibliothek nel 1646 da Sebastian Grübel (nota di donazione f. 2r). Contrariamente a quanto finora ritenuto, non fu Heinrich von Mügeln il responsabile della traduzione, ma un anonimo cui è stato attribuito il nome di «Österreichischer Bibelübersetzer», considerato anche l'autore del «Klosterneuburger Evangelienwerk» (cfr. Stadtbibliothek Schaffhausen, Gen. 8). Il manoscritto, scritto in alemanno alto nord-orientale, è stato probabilmente redatto nel terzo quarto del XV secolo nella Germania sud-occidentale da almeno due mani in una libraria corsiva. La decorazione si limita a delle lombarde rosse, in parte con filigrana (f. 178v), e a un'iniziale di cinque righe con foglie e fiori verdi (f. 2r).
Online dal: 14.12.2022
Le 300 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da febbraio 1540 a febbraio 1544. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 14.12.2022
Le 366 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da febbraio 1544 a luglio 1548. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 14.12.2022
Le 304 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da luglio 1548 a aprile 1551. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 14.12.2022
Le 196 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da maggio 1552 a marzo 1554. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 14.12.2022
Le 164 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da marzo 1554 a novembre 1556. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 14.12.2022
Le 220 pagine del volume cartaceo contengono le entrate e le uscite del Paese di Appenzello da novembre 1556 a maggio 1560. I registri contabili sono tra le fonti più importanti per la ricerca sulla storia del Paese ancora indiviso.
Online dal: 14.12.2022
Si tratta di un promemoria non datato, di mano di Heinrich Bullinger (1504-1575) capo (Antistes) della chiesa riformata di Zurigo, intitolato a p. 3 «Variarum». La menzione «Bullingeri Autographon» sulla stessa pagina è chiaramente dovuta ad una seconda e più tarda mano. Conformemente al titolo, questo manoscritto contiene una raccolta di annotazioni su vari temi o loci teologici in relazione ai quindici titoli che si ritrovano nel manoscritto.
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto è composto da vari fascicoli, alcuni dei quali recano alla fine una nota di possesso di Johannes Engler, canonico di S. Leonardo (p. 140, 168, 304). Al calendario (pp. 4-24) fa seguito la Summa rudium (pp. 25-140). Il fascicolo successivo (pp. 143-168) contiene i decreti sinodali del vescovo di Costanza Marquart von Randeck (i decreti, non la copia, con la data 1407, p. 165). Nei fascicoli successivi vi sono riflessioni, sermoni, un vocabolario latino-tedesco (pp. 290-304), ricette e calendari, oltre a vari brevi testi a carattere spirituale e profano. Tra questi ultimi ci sono due raccolte di favole (pp. 141-144 e 266-275). I fascicoli iniziano frequentemente con l'inizio di un testo e presentano spesso alla fine delle pagine bianche, ciò che fa pensare, insieme alle ripetute note di proprietà e alle pagine esterne usurate dei fascicoli, che questi siano stati utilizzati per un certo periodo senza rilegatura. La legatura in pelle, che conserva varie borchie, risale al XV secolo. All'interno dei piatti è visibile l'impronta di un documento in tedesco.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto contiene l'apparato per la Compilatio tertia, redatto intorno al 1210-1215 da Vincentius Hispanus, cioè una voluminosa e stabile mole di glosse a spiegazione di una raccolta di decretali di papa Innocenzo III. La particolarità del manoscritto sta nel fatto che si tratta di un esemplare italiano di questo apparato di glosse (senza il testo della Compilatio tertia) del XIII secolo, realizzato con il sistema della pecia. Questo tipo di copie veniva utilizzato nelle università come modello approvato per la riproduzione in serie dei testi giuridici e delle loro glosse.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto inizia con l'importante somma dei casi di coscienza del domenicano Raimondo di Peñafort († 1275), la Summa de poenitentia, insieme al suo quarto libro, completato nel 1235, intitolato Summa de matrimonio. Secondo il colophon a p. 246b, Johannes Meyer di Diessenhofen copiò questa somma dal 26 agosto all'8 novembre 1395. Subito, o poco dopo, la stessa mano copiò due somme sulla confessione del domenicano Giovanni di Friburgo († 1304) e alcune piccole aggiunte. Il Libellus quaestionum casualium si occupa di casi non trattati, o trattati solo brevemente, nella Summa de poenitientia di Raimondo di Peñafort. Il breve Confessionale fu adattato alle esigenze pratiche dei confessori.
Online dal: 22.09.2022
Il manuale per la confessione di Magister Simon riprende in gran parte la Summa de poenitentia e la Summa de matrimonio di Raimondo di Peñafort. Contiene un atto di accusa che ne suggerisce un'origine nella diocesi di Parigi intorno al 1250 o poco più tardi. Secondo la nota di possesso a p. 1 il manoscritto, copiato da due mani nella seconda metà del XIII secolo o nella prima metà del XIV, si trovava nel monastero di S. Gallo non più tardi del 1478.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto tramanda principalmente la Landgerichtsordnung del principato abbaziale di Kempten dell'anno 1481, forse redatta ancora alla fine del XV secolo. Il manoscritto fu utilizzato da Ulrich Degelin, cancelliere al tempo dell'abate Johann Erhard Blarer von Wartensee (1587-1594) e autore di una nuova Landgerichtsordnung per Kempten. Entrò poi in possesso dei giuristi di Lindau Johannes Andreas Heider († 1719) e Johann Reinhard Wegelin († 1764), prima di essere acquistato tra il 1780 e il 1792 da Johann Nepomuk Hauntinger per il monastero di S. Gallo.
Online dal: 22.09.2022
La parte principale di questo manoscritto è costituita dalle vite degli apostoli tratte dalla Elsässische Legenda Aurea, un'importante versione alto-tedesca del leggendario di Iacopo da Varazze (pp. 1-259, in gran parte identica con la selezione presente nel Cod. Sang. 594). Segue il trattato mistico Christus und die sieben Laden (pp. 260-277). Gli ultimi due fascicoli (pp. 281-328) contengono una raccolta di brani spirituali, per lo più mistici (Meister Eckhart, Jan van Ruusbroec) e, sugli ultimi fogli, una preghiera di indulgenza da recitare davanti all'immagine di s. Gregorio (promessa di indulgenza datata 1456, pp. 326-328). In alcune pagine precedenti, una preghiera di accompagnamento vi si riferisce esplicitamente (p. 319-320). Scarpatetti avanza quale nome della copista quello di suor Endlin del convento di francescane di S. Leonardo a S. Gallo. Più tardi il manoscritto entrò in possesso di un certo Johannes Kaufmann (note di possesso a p. 1, p. 277 e sul taglio superiore), poi appartenne a un fratello laico del monastero di S. Gallo (p. 328). L'unica decorazione del libro è costituita da semplici iniziali rosse. La legatura, in pelle di maiale di colore rosso con fermaglio e sei delle dieci borchie originali, risale al XV secolo. Sono parzialmente visibili dei frammenti utilizzati quali brachette (ad es. pp. 52/53).
Online dal: 22.09.2022
Il voluminoso manoscritto composito è stato copiato dal sacerdote secolare Matthias Bürer. Secondo i numerosi colophon, egli ha completato la trascrizione dei testi nel periodo compreso tra il 1448 e il 1463 circa a Kenzingen (Baden-Württemberg) e in diverse località del Tirolo. Il manoscritto contiene, tra gli altri, diversi trattati teologici, una somma sulla confessione, due specchi confessionali, un'Ars moriendi ("L'arte di morire"), gli Atti degli Apostoli con la Glossa ordinaria, sermoni e i libri II-IV dei Dialoghi di Papa Gregorio Magno. Dopo la morte di Matthias Bürer nel 1485, il manoscritto passò al monastero di S. Gallo insieme ad altri libri, secondo un accordo stipulato nel 1470.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto è stato scritto a cavallo tra il XIV e il XV secolo. Contiene una raccolta di documenti e formule per il sistema beneficiario e giudiziario ecclesiastico, le transazioni monetarie e le vendite secolari, il sistema feudale e altre questioni. Le annotazioni alla fine del manoscritto identificano come proprietario Johannes Pfister di Gossau († 1433?), notaio imperiale e chierico della diocesi di Costanza, al servizio della città di S. Gallo e del monastero di S. Gallo. In seguito, il manoscritto appartenne al cancelliere di S. Gallo Johannes Widembach († 1456 circa), che aggiunse il suo stemma all'interno della coperta posteriore.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo in due parti contiene due opere teologiche che, secondo i colophon, furono copiate nel 1392 e nel 1393. Si tratta, da un lato del commento di Johannes Müntzinger al Pastorale novellum di Rudolf von Liebegg, un manuale sull'insegnamento dei sacramenti, e dall'altro di una spiegazione sistematica dei fondamenti della fede cristiana scritta da Konrad von Soltau sotto forma di commento alla decretale «Firmiter credimus».
Online dal: 22.09.2022
Il volume in-quarto raccoglie vari testi, per lo più brevi. L'accento è posto sulle riflessioni spirituali e sulle preghiere, tra cui un trattato sulla Passione (pp. 4-38), preghiere per la Passione (pp. 68-84), per le ore del giorno (pp. 88-91), un trattato sul peccato originale (pp. 92-107) e un altro sulle quattuor gemitus turturis (pp. 112-159); una Biblia pauperum raccoglie, per numerosi santi, le situazioni di emergenza in cui possono essere invocati (pp. 160-193). Tra i testi spirituali ve ne sono anche alcuni in tedesco (per es. pp. 218-220, 238). Due lettere riguardano S. Gallo: una è indirizzata all'abate Eglolf (pp. 40-43), l'altra ai monaci fuggiti a S. Gallo (pp. 85-88). Altri testi trattano del concilio di Costanza e delle riforme monastiche; anche in questo caso con riferimenti a S. Gallo (pp. 239-250). L'ultimo fascicolo è in pergamena e potrebbe risalire al XIV secolo; contiene una grammatica e testi di medicina (pp. 251-266). La legatura è costituita da una copertina floscia. Quali brachette è stato utilizzato un documento pergamenaceo in tedesco, nel quale si leggono ancora la data 1415 e il nome di un ulrichen leman burger ze arbon.
Online dal: 22.09.2022
La legatura in cartone del XVIII o XIX secolo racchiude quattro parti manoscritte della seconda metà del XV secolo, più o meno contemporanee. Le parti I e III sono della stessa mano e contengono istruzioni ed esempi per la corretta composizione di lettere e documenti in latino e per l'utilizzo di artifici stilistici retorici. La seconda parte riporta un manuale di diritto processuale di Johannes Urbach, la quarta una raccolta di lettere in latino degli anni 1465-1480, dirette al monaco di Einsiedeln e primo umanista Albrecht von Bonstetten.
Online dal: 22.09.2022
La Summa de casibus conscientiae di Bartolomeo da Pisa, completata nel 1338, costituisce uno dei più diffusi manuali per i confessori del tardo Medioevo. Deve il suo successo all'orientamento pratico e alla disposizione alfabetica delle parole chiave del diritto canonico e della dottrina morale. Questa copia del secondo quarto del XV secolo fa probabilmente parte della donazione di libri che il sacerdote secolare Matthias Bürer concordò con il monastero di S. Gallo nel 1470 e che fu concretizzata dopo la sua morte nel 1485.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo del XIV secolo contiene una Interpretazione della Messa del lettore francescano Martinus di Vienna. Questa copia, molto accurata, su una colonna, è stata vergata da due copisti in una scrittura libraria gotica regolare. Sono anche gli autori delle numerose correzioni e delle note marginali visibili lungo tutto il codice. Il volume apparteneva già nel XV secolo alla biblioteca dell'Abbazia di San Gallo, come attesta la nota di possesso in tedesco in calce alla prima pagina (p. 1).
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto composito appartenne al monaco di S. Gallo Gall Kemli, che ne fece rilegare le parti, alcune delle quali risalgono al XIV secolo, e le intercalò con pagine bianche, completate da lui stesso e da altri scribi. Per questo motivo sono presenti molte diverse mani e impaginazioni. I blocchi di testo collegati più lunghi costituiscono una raccolta di sermoni (Liber Sagittarius, pp. 3-61), uno specchio di confessione (pp. 71a-92b), commenti a inni e sequenze (pp. 118-217b) e una raccolta di racconti di exempla dalla storia antica, apparentemente compilati dallo stesso Kemli, in parte tratti dalle Gesta romanorum (pp. 226-357). La legatura in pelle risale al XV secolo.
Online dal: 22.09.2022
Il piccolo libro di preghiere contiene quattro unità di testo più lunghe, tre delle quali possono essere definite preghiere mariane: un salterio breve, che combina il versetto iniziale di un salmo con un'Ave Maria (pp. 5-35), una lunga litania di santi (pp. 37-68), le «Gioie di Maria» (pp. 69-180), e un altro salterio breve strutturato come il primo, ma scegliendo altri versetti dei salmi al posto di quelli iniziali (pp. 180-200). Il manoscritto è interamente scritto da una mano esperta e contiene rubriche e iniziali rosse e blu. I testi sono preceduti da un fascicolo con due miniature a piena pagina (a p. 2 Maria in trono con il Bambino in grembo, a p. 3 la flagellazione di Cristo). L'unico riferimento a un possibile luogo di origine del codice è la menzione di s. Abbondio di Como (p. 56). Scherrer ipotizza quindi che possa essere stato scritto in Italia per dei benedettini; Scarpatetti pensa che sia stato prodotto in, o per, un capitolo laico o un convento femminile. A p. C si trova una nota di possesso, probabilmente post-medievale, di un certo Jodokus Graislios in scrittura greca. Nel XVIII secolo il volume ha ricevuto l'attuale spoglia legatura e una nota di possesso del convento, poi incorporato da S. Gallo, di S. Giovanni in Thurtal, dal quale il manoscritto è giunto nella biblioteca abbaziale (p. 1).
Online dal: 22.09.2022
Destinato con ogni probabilità al convento delle domenicane di S. Caterina a San Gallo, il piccolo salterio (11 x 8 cm) rivela il suo orientamento domenicano già nel calendario (cc. 2r-7v), con l'inserimento di santi di quest'ordine, come Tommaso d'Aquino o Pietro Martire. Copiato su una colonna in textualis da una mano regolare, il testo è scandito da iniziali rosse e blu alternate, talvolta filigranate e di dimensioni variabili a seconda delle divisioni del testo (salmo, versetto). Oltre alle note in latino, i margini contengono istruzioni in tedesco su come recitare i salmi. Dopo le litanie dei santi e delle orazioni (cc. 151r-159v) è stato aggiunto un fascicolo cartaceo, databile alla fine del XV secolo, che contiene degli inni (cc. 160r-170v).
Online dal: 22.09.2022
Questo voluminoso manoscritto contiene un breviario per i benedettini. Secondo Scarpatetti, è stato realizzato da un copista professionista in un monastero di quest'ordine, in Savoia o in Italia, trovandosi alcune menzioni in relazione a Montecassino. La scrittura, una rotunda, e la decorazione, costituita da iniziali rosse e blu filigranate di blu e viola, tradiscono la stessa origine transalpina. Inoltre, conferma questa provenienza una nota scritta in italiano nel XIV secolo (p. 8). Sebbene il manoscritto si trovi ufficialmente registrato in un catalogo della Biblioteca di S. Gallo solo nel 1827, l'aggiunta delle prime pagine cartacee suggerisce che vi fosse già presente nel XV secolo (A-H). Infatti, oltre a varie annotazioni, un copista del XV secolo ha completato il calendario difettoso e inserito il nome di Notkero, venerato in questo luogo (p. H).
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto, di piccole dimensioni, contiene la parte estiva di un breviario copiato in un'elegante textualis probabilmente in Francia, come suggeriscono le voci del calendario frammentario (ad esempio le messe per gli anniversari del re di Francia o della contessa di Blois). Alla fine del codice (c. 261v), annotazioni in tedesco, probabilmente scritte nel XIV secolo, e altre del XV secolo relative a S. Gallo (cc. 174v-175r), indicano la sua precoce presenza in territorio di lingua tedesca, a S. Gallo. Diverse ragioni, tra cui la scrittura di una mano più tarda, suggeriscono che il manoscritto sia appartenuto molto presto al convento delle domenicane di S. Caterina a San Gallo.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto in-folio, scritto da più mani su fogli che presentano varie impaginazioni, contiene, dopo un'ampia spiegazione del calendario liturgico dell'anno (Directorium spirituale, pp. 3-205), soprattutto sermoni (pp. 205b-211, 257-370, 375-414) nonché gli Acta Apostolorum con un commento (pp. 213-255); alla fine vi è una tavola computistica (pp. 372/373) e alcune sentenze di Tommaso d'Aquino sui suffragi. Il manoscritto è interamente rubricato e non contiene note di possesso. Un colophon alla fine degli Acta apostolorum riporta la data 1405 (p. 255). Alla legatura del XV secolo mancano i fermagli.
Online dal: 22.09.2022
Questo piccolo libretto, che presenta una legatura settecentesca in mezza pelle, riunisce due fascicoli di secoli diversi, che certamente originariamente non erano rilegati insieme. Il primo fascicolo (pp. 5-52) contiene come unico testo il trattato sui sacramenti del domenicano William Rothwell. Vergato da una mano del XIV secolo, il testo è disposto su due colonne e rubricato. La pergamena è fortemente ondulata a causa di danni causati dall'acqua. Il secondo fascicolo (pp. 53-76) contiene la vita di s. Brigida di Svezia. Il testo, a piena pagina, è scritto da una mano del XV secolo; solo la prima pagina è rubricata. La seconda carta di guardia anteriore cartacea (p. 3) è costituita dal frammento di un breviario.
Online dal: 22.09.2022
Il volume è stato vergato da vari copisti nel XIV secolo. Il suo contenuto doveva essere molto più ampio, oppure oggi non è più conservato nella sua interezza. Un indice a p. 3, e un foglietto incollato sulla coperta anteriore con una lista più tarda, elencano sette parti, di cui non ne restano che quattro: estratti dalle vite dei Padri del deserto in due parti (pp. 3-28 e 28-53), dalla vita di s. Benedetto di Gregorio Magno (pp. 53-79) e dal Purgatorium Patricii (pp. 80-91). Alle pp. 92-95 si trova un indice di queste quattro parti. Seguono due prediche di papa Innocenzo III (pp. 96-111) e altri brani di sermoni (pp. 111-114). I fogli di guardia pergamenacei contengono numerose e diverse annotazioni e note di possesso del XIV e XV secolo. Secondo queste, il libro apparteneva nel XV secolo alla cappella del lebbrosario di S. Gallo. La legatura medievale in mezza pelle è stata riutilizzata nel XVII secolo, al momento della realizzazione di una nuova.
Online dal: 22.09.2022
Il volume in-folio, contenente una raccolta di leggende di Iacopo da Varazze, proveniva probabilmente dal fondo personale del monaco di S. Gallo Gall Kemli; in ogni caso, è stato da lui stesso ampliato e corretto. Per questo motivo l'impaginazione del manoscritto non è uniforme. La parte principale più antica è stata vergata da una mano della fine del XIV secolo, su due colonne, mentre i fogli con i testi inseriti da Kemli, e da lui scritti, sono a piena pagina (pp. 2-20, 164-189, 210-211, 445-462, 471-474). La Legenda sanctorum (pp. 2-452) è completata da una Materia de exorcismo et coniurationibus (pp. 456-470) aggiunta da Kemli. Infine, alle pp. 463-470 vi sono, di un'altra mano della seconda metà del XV sec., delle annotazioni a loro volta ampliate da Kemli (p. 470). Alle pp. 471-473, quale ultimo testo si trova una leggenda delle undicimila vergini di mano di Kemli; prima del testo vi era un foglio incollato a metà altezza. Presumibilmente si tratta della xilografia con la nave di sant'Orsola (cat. Kemli, nr. 31) staccata da Ildefons von Arx. Sul piatto anteriore della legatura del XV secolo, più volte riparata e con due rivestimenti in pelle, figura l'etichetta con il titolo di mano di Kemli.
Online dal: 22.09.2022
Questo voluminoso codice è stato vergato da una sola mano a cavallo tra il XIII e il XIV secolo in un ductus alquanto variabile. Contiene una raccolta tematica di brevi exempla e riflessioni sulle virtù e sui vizi (pp. 3-658), forse tratti da Stefano di Borbone o da Humbertus de Romanis. Questa summa è consultabile tramite un indice redatto da una mano più tarda (pp. 659-661), che aggiunge anche la foliazione. Il manoscritto è interamente rubricato e contiene iniziali di due righe rosse e blu. Quale foglio di guardia anteriore vi è un frammento di documento del 1295. La legatura in pelle rossa conserva ancora i resti di un fermaglio tardomedievale.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto in-folio contiene come unico testo la Gemahelschaft Christi mit der gläubigen Seele (versione Es spricht ain haidischer maister es sy besser und nützer), un voluminoso e inedito libro di edificazione per monaci. L'autore anonimo potrebbe essere un eremita agostiniano e l'opera fu letta soprattutto nelle comunità spirituali femminili. Anche il presente manoscritto proviene da una comunità di questo tipo; dal confronto della scrittura risulta essere stato scritto e datato da Angela Varnbühler, cronista e per molti anni priora del convento di S. Caterina a San Gallo (colophon a pp. 842/843). Nell'imminenza della Riforma, la bibliotecaria Regula Keller inviò il manoscritto, insieme a un altro ora perduto, alla casa delle suore di Appenzello, come riportato nella lettera che ne accompagna la spedizione incollata a p. 2. Da lì il codice passò al convento di Wonnenstein e nel 1782 alla biblioteca dell'abbazia (nota di possesso di P. Pius Kolb a p. 4). Due annotazioni del 1584 ricordano che un certo Hans Bart ha das Buoch gelernet (p. 1 e p. 845). Il manoscritto è scritto su due colonne ed è interamente rubricato. Vi si trovano inseriti un segnalibro e un foglio singolo dalla cinquecentina di un breviario stampato da Erhard Ratdolt di Augusta. Tra p. 839 e p. 840 sono state rimosse alcune pagine (con perdita di testo). La legatura, in pelle senza decorazione con due fermagli (uno perduto) è coeva. Sulle assi in legno sono visibili le impronte di due atti in lingua tedesca.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto in lingua tedesca riunisce una serie di racconti e preghiere fortemente improntate al misticismo. I primi due terzi (pp. 1-259) sono costituiti da tre traduzioni di testi di Elisabeth von Schönau, tutti riguardanti la leggenda di sant'Orsola e delle undicimila vergini. Segue la leggenda di s. Cordula (pp. 260-264). I rimanenti testi, ad eccezione di un estratto da Mechthild von Hackeborn (pp. 295-302), sono preghiere, per lo più rivolte a Maria e spesso accompagnate da ampie istruzioni. Il volume è interamente rubricato e presenta due iniziali con semplici filigrane (p. 1, 162); la rubrica di p. 1 è inoltre vergata in scrittura distintiva. All'interno del libro si trova un segnalibro formato da quattro cordoncini sottili annodati in alto. La legatura risale ancora al XV secolo ed è decorata con filetti e ferri. Il manoscritto fu acquistato nel 1794 da Ildefons von Arx dal fondo del secolarizzato monastero delle clarisse di s. Dorotea a Friburgo i. Br. (note di possesso p. 1 e p. 320; nota di acquisto p. 1).
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto offre una selezione della Elsässische Legenda Aurea, un'importante versione alto-tedesca del leggendario di Iacopo da Varazze. La selezione si limita in gran parte ai santi della sezione estiva. La prima parte del manoscritto (pp. I-64) è scritta da una mano che trascrive le leggende di Giovanni, Pietro e Paolo; una seconda mano, un po' meno abile, trascrive il resto, che inizia con l'unico testo in versi del manoscritto (la leggenda di Barbara, da p. 66). Questo testo in versi è l'unico menzionato sull'etichetta sul dorso di epoca barocca. Dalla Legenda Aurea proviene anche il racconto della «Engelweihe» di Einsiedeln (pp. 191-196). In entrambe le parti le rubriche sono di altra mano. L'inizio e la fine del manoscritto sono difettosi; la legatura, restaurata nel XIX secolo, risale al XV secolo.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo fu copiato in una rapida corsiva da Friedrich Kölner mentre si trovava nel monastero di S. Gallo tra il 1430 e il 1436. Contiene le vite degli apostoli nella traduzione tedesca della parte estiva della Legenda aurea (pp. 6-269). Seguono, sempre in lingua tedesca, il sermone del francescano Bertoldo di Ratisbona, Von den Zeichen der Messe (pp. 269-284), Die Legende von den Heiligen Drei Königen, composta nel 1364 da Johannes von Hildesheim (pp. 284-389), una Pilatus-Veronika-Legende (pp. 389-400), una Greisenklage (pp. 400-402) e infine i Fünfzehn Vorzeichen des Jüngsten Gerichts (pp. 402-403). Secondo il Cod. 1285, p. 11, il manoscritto è entrato in possesso della biblioteca abbaziale nel quadro delle acquisizioni di manoscritti operate da Johann Nepomuk Hauntinger tra il 1780 e il 1792.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto, nuovamente rilegato nel XVII o XVIII secolo, contiene nella prima parte un commento al secondo libro delle Decretales Gregorii IX (Liber Extra). La seconda parte del manoscritto è costituita da due soli fascicoli con un commento al titulum 26 dello stesso libro delle Decretali. Il manoscritto appartenne al monaco sangallese Johannes Bischoff († 1495), che aveva studiato diritto canonico all'Università di Pavia nel 1474-1476. Egli stesso ha scritto il commento nella prima parte del manoscritto.
Online dal: 22.09.2022
La legatura flessibile racchiude quattro parti manoscritte, ciascuna delle quali contiene un commento a titula e capitoli selezionati del primo libro delle Decretales Gregorii IX (Liber Extra). Le parti I, III e IV sono di mano del monaco sangallese Johannes Bischoff († 1495), che studiò diritto canonico all'Università di Pavia nel 1474-1476. Probabilmente egli acquisì la seconda parte durante i suoi studi a Pavia.
Online dal: 22.09.2022
Il volume contiene quale unico testo un'interpretazione del Cantico dei cantici in tedesco, di cui si conoscono ad oggi 25 manoscritti. La struttura dell'ampio testo, che probabilmente non ha un modello latino, è via via meno sistematica. Pur basandosi su passi del Cantico dei cantici, non offre un vero e proprio commento ma è diviso in tre libri: una dottrina della fede (Libro 1, pp. 8-241), una dottrina monastica sulla virtù (Libro 2, pp. 241-431) e riflessioni sui peccati, sul pentimento, ecc. (Libro 3, pp. 443-512). Il testo è preceduto da un dettagliato indice (pp. 5-7). Un colophon alla fine del secondo libro (p. 431) menziona l'anno 1497 come data di completamento di questa parte. L'intero manoscritto è scritto e rubricato da una sola mano. Secondo una annotazione a p. 1, proviene da un convento di Friburgo (Liber S. Galli Emptus 1699 Friburgi), Scarpatetti ipotizza Adelhausen (domenicane). Su un foglietto inserito figura una annotazione sulla professione di fede delle suore Margret Boshartin, Kattrin Ferberin e Anna Branwartin di Costanza nel 1511 e 1514; sul verso un frammento di lettera (?). La legatura in mezza pelle, con decorazioni a filetti, ferri e fermagli, è contemporanea. Un segnalibro intrecciato e bicolore è attaccato al capitello.
Online dal: 22.09.2022
I due testi principali di questo libro di preghiere, probabilmente aggiunti continuativamente da una sola mano, sono un trattato dell'ufficio divino (pp. 34-224) e un successivo ufficio di Maria (versione tedesca dell'Officium parvum Beatae Mariae Virginis, pp. 225-343). Sono accompagnati da sermoni e da trattati più brevi: all'inizio vi sono delle riflessioni sulle sofferenze di Cristo, strutturate secondo le sette richieste del Padre nostro (pp. 1-33, manca il primo foglio); alla fine il breve trattato mistico Von der seligen Dorfmagd (pp. 344-346), un trattato frammentario sulle dodici virtù del sacramento (pp. 347-352), un sermone di Johannes Nider (pp. 352-362), un altro sermone (In unser Capel die erst bredig von gehorsami, pp. 363-384), seguiti da testi più brevi e frammenti di testo (pp. 385-396). Una annotazione tardomedievale a p. 390 menziona un nome (das buch hadt hanns petris auch ze len). La legatura, rivestita in pelle rossa, con borchie staccate e fermagli mancanti, risale al XV secolo; i fogli di guardia in carta marmorizzata a mano testimoniano un restauro moderno.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto è vergato interamente dal monaco riformatore di Hersfeld Friedrich Kölner, che fu attivo nel monastero di S. Gallo dal 1430 al 1436. Egli si occupò tra l'altro della cura spirituale della comunità femminile di S. Giorgio. I manoscritti da lui redatti, dodici dei quali si sono conservati, furono probabilmente destinati principalmente a questa cerchia di destinatari. Questo può essere ipotizzato anche per il presente manoscritto, in comodo formato in-ottavo. Contiene un corposo ciclo di sermoni, introdotto da una predica presumibilmente di Rulmann Merswin (pp. 2-22: Leben Jesu / Von der geistlichen Spur), che Kölner attribuisce a Johannes Tauler (la stessa combinazione di testi si trova nel Cod. Sang. 1067). I seguenti quaranta sermoni sono in effetti di Tauler (pp. 22-557). Sotto la voce Von der drivaltikait, alle pp. 134-147, si trova il trattato composito dello pseudo-Eckhart Von dem anefluzze des vaters. Mancano i discorsi quaresimali di Tauler; Kölner fa invece riferimento a due lettere di Johannes von Schoonhoven. Sebbene non siano inclusi nel presente volume, sono disponibili come traduzioni indipendenti di Kölner nel Cod. M 47 dell'archivio del convento di S. Caterina a Wil, un manoscritto che Kölner ha probabilmente scritto per la comunità di S. Giorgio. Il manoscritto, a piena pagina, è fittamente scritto e completamente rubricato. La legatura, senza decorazioni, è stata restaurata nel 1992, ma il volume presenta già numerose riparazioni medievali.
Online dal: 22.09.2022
Il volume in-folio contiene un ampio ciclo di sermoni, introdotto da una predica presumibilmente di Rulmann Merswin (fol. 1ra-5vb: Leben Jesu / Von der geistlichen Spur), qui attribuita a Tauler (come nel Cod. Sang. 1015). I sermoni successivi (fol. 5vb-235ra) sono in effetti di Tauler. Sotto il titolo Von der drivaltikait, i fol. 85va-93va contengono il trattato composito dello pseudo-Eckhart Von dem anefluzze des vaters; nei fol. 235ra-241va sono trascritte quattro lettere di Enrico Susone (lettere 3, 4, 6 e 7 del Kleines Briefbuch), seguite da un altro sermone. Il manoscritto, a due colonne, è scritto con cura, corretto in molti punti e completamente rubricato. Ogni sermone è introdotto da un'iniziale ornamentale, per lo più di cinque righe, con una semplice filigrana in blu e rosso; alcune iniziali sono un po' più grandi e più elaborate (ad es. fol. 190vb). La legatura in pelle ben conservata, con cinque borchie (una sola mancante sul piatto posteriore) e due fermagli, decorata con filetti e decorazioni, risale alla fine del XV secolo. Secondo due note di possesso sul foglio di guardia anteriore, il volume appartenne alle suore dell'eremo di S. Leonardo e successivamente a quelle di S. Giorgio a San Gallo.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo contiene le cronache del bibliotecario di S. Gallo Jodocus Metzler (1574-1639): la più lunga è dedicata alla storia dell'abbazia di S. Gallo (pp. 11-750), seguita da quella di Engelberg (pp. 813-825), quindi da quella di S. Giovanni nella valle della Thur (pp. 829-840), e infine da un catalogo degli abati di S. Magno di Füssen (pp. 845-848). Questa copia è stata realizzata dal monaco sangallese Marianus Buzlin nel 1613, mentre le note marginali sono di Metzler. Apre il manoscritto una miniatura a piena pagina su pergamena (p. 13): nei margini laterali sono raffigurati i santi Gallo (a sinistra) e Otmaro (a destra), nel margine inferiore sono rappresentate le armi dell'abate Bernhard Müller (1594-1630), mentre lo sfondo dipinto di blu che avrebbe dovuto ospitare il titolo è rimasto vuoto, tranne che per gli ornamenti dorati agli angoli.
Online dal: 22.09.2022
Copiato dopo il 1540 (data che si deduce dalla menzione della consacrazione della cappella dei SS. Fabiano e Sebastiano a p. 6) dall'organista e scriba di S. Gallo Fridolin Sicher (1490-1546), questo manoscritto contiene le prime due regole del Directorium perpetuum. Il suo contenuto è quasi del tutto identico a quello del Cod. Sang. 533, che è il primo di una serie di sette volumi commissionati dall'abate Franz von Gaisberg (Cod. Sang. 533-539). Realizzato circa vent'anni dopo, il Cod. Sang. 532 è l'unico volume della seconda serie il quale, o non fu mai completato o della quale gli altri volumi sono andati perduti. Era prevista una decorazione, ma non fu mai eseguita (p. IV, 56 per le miniature a piena pagina e p. 1, 57 per le iniziali). Per analogia con la prima serie, si può ipotizzare che potesse includere lo stemma e il ritratto dell'abate committente, probabilmente Diethelm Blarer (1530-1564).
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo, risalente alla seconda metà del XV secolo, contiene tre vite di santi in tedesco: Benedetto (pp. 1-57), Gallo (pp. 63-294) e Otmaro (pp. 299-372). Mentre la prima di queste tre vite è la versione tedesca tratta dai Dialoghi di Papa Gregorio I, le due successive assomigliano, almeno in parte, alle traduzioni del benedettino Friedrich Kölner. I testi sono accuratamente copiati su una colonna da un unico scriba e decorati con semplici iniziali in rosso. La rilegatura in pelle marrone, risalente al XV-XVI secolo, è impressa a freddo. Questo esemplare apparteneva, al più tardi nel XVI secolo, alla comunità dei fratelli laici del monastero di San Gallo (p. 374).
Online dal: 22.09.2022
Il volume è composto da due parti copiate indipendentemente l'una dall'altra in periodi diversi. La prima parte (pp. 1-158) contiene i primi tre libri delle Sentenze di Magister Bandinus (pp. 1-154), autore di un compendio dell'omonima opera di Pietro Lombardo (Libri quatuor sententiarum). Al posto del quarto libro si trova qui un breve trattato sulle donne, De muliere forti (pp. 154-158). Questa copia è stata realizzata da più mani nel XIV secolo. La seconda parte (pp. 159-234) contiene un trattato sul battesimo del XII secolo (pp. 160-234). La presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 158) indica che la prima parte doveva trovarsi nella biblioteca dell'abbazia di S. Gallo dalla metà del XVI secolo. Questo manoscritto in due parti ricevette l'attuale legatura in cartone probabilmente alla fine del XVIII o all'inizio del XIX secolo, quando Ildefons von Arx vi inserì l'indice del contenuto (p. V1).
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo contiene innanzitutto una serie di bozze di sermoni datati dal colophon al 1381 (p. 80). Della stessa mano segue una copia parziale del Liber scintillarum di Defensor di Ligugé (pp. 80-96), dei miracoli (pp. 96-108) e un indice (pp. 108-110). Un'altra mano ha copiato il libro IV del De doctrina christiana di Agostino con numerose annotazioni marginali (pp. 113-162). Seguono, probabilmente per mano del monaco itinerante Gall Kemli († 1481), la interpretazione sugli antenati di Cristo di Aileranus Sapiens (pp. 163-168), nonché estratti da testi teologici, tra cui il Mammotrectus del francescano Giovanni Marchesini.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto contiene le Sentenze di Magister Bandinus, autore di un riassunto dei Libri quatuor sententiarum di Pietro Lombardo. Come nota Ildefons von Arx (p. 1), il testo è identico a quello del Cod. Sang. 769 ad eccezione del quarto libro che, come quello del Lombardo, è dedicato ai sacramenti (pp. 147-186). Copiato su due colonne, rubricato e decorato con semplici iniziali rosse all'inizio dei capitoli, il testo è stato rivisto, corretto e integrato da aggiunte.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto è composto da più parti e comprende più testi di contenuto diverso. La prima parte (pp. 1-106), in carta, contiene un libro sinodale (pp. 1-81), nonché le Auctoritates sanctorum (pp. 82-105) le quali, secondo il colophon (p. 105a), furono copiate da Johannes Gaernler nel 1378 o 1379. Al di sotto il colophon vi è un disegno, forse opera del copista, di un uomo (un re?) che regge una coppa. Seguono diversi fascicoli in pergamena (pp. 107-224) con sermoni, disposizioni relative alla penitenza, ecc. che datano in parte al XIII e in parte al XIV secolo. La parte finale del manoscritto, su carta (pp. 225-471), contiene, accanto al penitenziale di Johannes de Deo (pp. 284-315), sermoni, testi ascetici e teologici (pp. 316-471) copiati nel XIV secolo. Secondo una nota di possesso (p. 471) il manoscritto, o l'ultima parte di esso, è stato ritrovato al più tardi alla fine del XV secolo nell'abbazia di San Gallo. La legatura floscia presenta sul dorso un bel motivo a intrecci.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto costituisce un esemplare completo dei quattro libri delle Sentenze (Libri quatuor sententiarum) di Pietro Lombardo (pp. 4-430), preceduti e seguiti da una serie di versi latini, in parte in esametri leonini (pp. 3 e 430-431). Questa bella copia del XIII secolo, su due colonne, è completamente rubricata. I nomi abbreviati degli autori citati nel testo sono anche copiati in rosso nel margine. Le citazioni sono talvolta indicate da un lungo tratto verticale rosso, a volte terminante con un fiore. Il prologo (p. 4a) e i quattro libri delle Sentenze (p. 8b, 126b, 237a e 315a), così come le tavole dei capitoli dei libri II e III (p. 123a e 235a), sono introdotti da un'elegante iniziale rossa o bicolore rossa e nera. Il manoscritto si presenta con una rilegatura in legno del XV secolo, tipica dell'abbazia di S. Gallo.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto contiene dei sermoni per l'anno liturgico ed è stato copiato da una mano regolare in una minuscola gotica del XIII secolo. È incompleto all'inizio e alla fine. I sermoni, numerati nel margine superiore, vanno dal VII (Dominica iiii. in quadragesima) al LXXXVIII (In vigilia epiphanie domini). All'inizio di ogni sermone c'è una semplice iniziale rossa alta due righe e un titolo rubricato che indica il giorno in cui il sermone doveva essere letto. Vista la presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 410), il manoscritto deve trovarsi nella biblioteca dell'abbazia di S. Gallo al più tardi dalla metà del XVI secolo. La rilegatura in cartone, rivestita di pergamena bianca e munita di nastri di seta verde a guisa di fermagli, risale al XVIII-XIX secolo.
Online dal: 22.09.2022
La maggior parte di questo manoscritto è costituita da sermoni copiati su due colonne da diversi scribi (pp. 1-144). Le singole omelie sono talvolta introdotte da rubriche e piccole iniziali, alternativamente blu o rosse con filigrana. L'ultima parte (pp. 145-157), di dimensioni più ridotte (19 x 17 cm) e copiata per la maggior parte su una sola colonna, contiene versi leonini e detti versificati. In possesso della biblioteca dell'abbazia di S. Gallo almeno dalla metà del XVI secolo (si veda il timbro dell'abate Diethelm Blarer a p. 120), il manoscritto è stato nuovamente rilegato nel XVIII-XIX secolo in pergamena bianca incollata su cartone, con lacci di seta verde.
Online dal: 22.09.2022
Le Lettere dal Ponto di Ovidio sono l'unico testo contenuto in questo manoscritto, copiato in minuscola gotica da un'unica mano nel XIII secolo. Raggruppate in quattro libri nelle edizioni moderne, le 46 lettere, elegie poetiche legate all'esilio del poeta a Tomi, si susseguono qui senza soluzione di continuità. Le iniziali semplici dipinte in rosso si distinguono l'una dall'altra fino a p. 66; in seguito, ci sono solo spazi riservati per quelle non realizzate. Oltre alle maniculae lungo i margini, sono presenti numerose glosse, interlineari o marginali, che risalgono più o meno allo stesso periodo della copia.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto cartaceo è composto da cinque unità codicologiche, ognuna delle quali è stata copiata da una o più mani nel XV secolo. I testi più lunghi del manoscritto sono il Tractatus de vitiis capitalibus, forse attribuibile a Robert Holcot, la Stella clericorum, il Dialogus rationis et conscientiae di Matteo da Cracovia e il Dialogus de celebratione missae di Enrico di Assia il Giovane. Per il resto, si trovano testi più brevi, tra cui sermoni, istruzioni spirituali e trattati astrologici e medici. Inoltre, ci sono numerosi documenti risalenti all'ambiente del Concilio di Costanza (1414-1418) che trattano la condanna di Giovanni Hus e la questione della comunione sotto le due specie.
Online dal: 22.09.2022
Questo voluminoso manoscritto cartaceo è stato scritto da Gallus Kemli († 1480/81) tra il 1466 e il 1476. Contiene strumenti, compendi e somme di teologia, del diritto canonico, della liturgia e della confessione e penitenza, oltre a preghiere e canti con notazione gregoriana di tipo tedesco per la messa, un rituale e infine altre preghiere, benedizioni, sermoni ed esortazioni, in parte in tedesco e in parte in latino. Il manoscritto ha una legatura floscia in pelle rossa. Il monaco di S. Gallo Gallo Kemli, che conduceva una vita itinerante fuori dal monastero, alla sua morte lasciò una grande collezione di libri.
Online dal: 22.09.2022
La legatura flessibile racchiude dieci parti manoscritte, la maggior parte delle quali sono state scritte dal monaco sangallese Johannes Bischoff († 1495) durante i suoi studi di diritto canonico a Pavia 1474-1476, e alcune delle quali sono state probabilmente acquisite in quella città. Vi si trovano commenti a singoli titula delle Decretales Gregorii IX (Liber Extra), del Liber Sextus e delle Clementinae, trattati sulla procedura giudiziaria, sulla tortura, sul diritto di successione e su altri argomenti, un'opera di consultazione sulla dottrina morale in ordine alfabetico e la disputa pubblica di Johannes Bischoff.
Online dal: 22.09.2022
Un singolo foglio di una raccolta di omelie, probabilmente in due volumi, proveniente dal convento domenicano di Berna; intorno al 1495 furono utilizzate dal rilegatore Johannes Vatter come carte di guardia per vari incunaboli oggi a Berna e a Soletta. Dopo la secolarizzazione del convento nel 1528, il volume ospite giunse probabilmente in possesso della famiglia Sterner a Bienne, poi dell'antiquariato Max Müller a Berna (BBB Mss.h.h.XXXIV.35).
Online dal: 14.07.2021
Un singolo foglio di una raccolta di omelie, probabilmente in due volumi, proveniente dal convento domenicano di Berna; intorno al 1495 furono utilizzate dal rilegatore Johannes Vatter come carte di guardia per vari incunaboli oggi a Berna e a Soletta. Dopo la secolarizzazione del convento nel 1528, il volume ospite giunse probabilmente in possesso della famiglia Sterner a Bienne, poi dell'antiquariato Max Müller a Berna (BBB Mss.h.h.XXXIV.35).
Online dal: 14.07.2021
Importanti resti di una raccolta di omelie, probabilmente in due volumi, proveniente dal convento domenicano di Berna; intorno al 1495 furono utilizzati dal rilegatore Johannes Vatter come carte di guardia per vari incunaboli oggi a Berna e a Soletta. Dopo la secolarizzazione del convento nel 1528, i volumi ospiti giunsero probabilmente in possesso della biblioteca di Berna nel 1534, forse con l'eredità libraria dell'alfiere Jürg Schöni. I frammenti sono stati staccati dai volumi ospiti da Johannes Lindt intorno al 1945.
Online dal: 14.07.2021
Importanti resti di una raccolta di omelie, probabilmente in due volumi, proveniente dal convento domenicano di Berna; intorno al 1495 furono utilizzati dal rilegatore Johannes Vatter come carte di guardia per vari incunaboli oggi a Berna e a Soletta. Dopo la secolarizzazione del convento nel 1528, i volumi ospiti giunsero probabilmente in possesso della biblioteca di Berna nel 1534, forse con l'eredità libraria dell'alfiere Jürg Schöni. I frammenti sono stati staccati dai volumi ospiti da Johannes Lindt intorno al 1945.
Online dal: 14.07.2021
Tre fogli di grande formato di un manoscritto vergato nella Francia orientale e contenente gli Instituta coenobiorum di Giovanni Cassiano. Il frammento, che proviene probabilmente da una legatura medievale, è giunto a Berna nel 1632 insieme al fondo di proprietà di Jacques Bongars.
Online dal: 12.07.2021
Bifoglio proveniente da un manoscritto delle Homeliae in Evangelia di Gregorio Magno. Il frammento è giunto a Berna nel 1632 con il fondo di proprietà di Jacques Bongars.
Online dal: 12.07.2021
Singolo foglio di un manoscritto delle Satire di Giovenale proveniente dalla biblioteca di Fleury. Altre parti del medesimo manoscritto si trovano a Orléans, BM 295; Città del Vaticano, BAV Reg. lat. 980, f. 42; Leiden, Voss lat. f. 12. Il frammento è giunto a Berna nel 1632 con il fondo di proprietà di Jacques Bongars.
Online dal: 12.07.2021